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Accademia di Fanteria e Cavalleria di Modena e Parma
Scuola di Applicazione  - Diario 1934-1937 - di Giacomo Ferrera

 

I disegni che si trovano

in questa pagina sono stati

eseguiti dall'autore del testo

e rielaborati da Liliana Manconi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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.... dove l'umano spirito si purga
e di salire al cielo diventa degno
(Dante, Purgatorio, I,5-6)


Capitolo V: campo estivo 1935 - Monte Nero degli Alpini

Da Caporetto saliamo Dresenza; qui, alla sera, ci distribuiscono carne guasta da consumare con stile e con dignità. Trascorriamo parte della notte accantonati nel paese. Prima dell'alba, partiamo per raggiungere la cima di Monte Nero che è lassù, alta alta in mezzo alle stelle. Sali, sali, sali...... albeggia e fa fresco. Ma come è lungo il sentiero della gloria! Il Gallinaccio procede in testa e dall'alto domina la lunga fila degli "aglieve" che si snoda lungo i tornanti dell'unica mulattiera. Abbiamo già previsto che è materialmente impossibile che egli possa sbagliare strada, perché la montagna presenta enormi precipizi a destra e a sinistra.

Ma la nostra tranquillità dura ben poco, perché all'improvviso insorge un inconveniente gravissimo: il primo plotone ha il torcibudella e suda veleno, il secondo è bianco, il terzo è giallo, il quarto è verde. La razione viveri della sera prima fa sentire i suoi effetti tremendi. Già qualcuno tenta di staccarsi dalla fila per motivi urgenti e strettamente personali, ma viene bruscamente richiamato nei ranghi dal Gallinaccio che proprio ora è favorito da un'ottima visibilità.

- Lèie, aglieve, dovo vuola andaro? Torni indietro al suo poste!

Finalmente arriva un provvidenziale alt orario, accompagnato da un ancor più provvidenziale banco di nebbia che ci avvolge di ovatta: visibilità metri due. Ma noi abbiamo già visto un lungo gradino di roccia che costeggia lo mulattiera e lo occupiamo di slancio, allineandoci per uno di fronte, a leggero contatto di gomito. È la tipica roccia calcarea grigia scura che costituisce la fascia interna delle Prealpi Giul...... dietro-front! Via zaini, giberne, cinturoni eccetera! Giù tutto, mentre lo spasimo non concede ormai neppure il margine di un secondo......

- Aaaahhhhhhhh!

Ma una folata di vento disperde di colpo la nebbia e rivela il Gallinaccio era più invereconda delle visioni: la compagnia "e tutte quante" appare sì perfettamente allineata sull'orlo del gradino, ma anziché presentare le armi esibisce una riga bianca di sottoschiena, funzionanti fragorosamente e a pieno ritmo. Le parti in mostra non hanno né fisionomia né espressione: come si fa a riconoscere e a richiamare "ogniedune aglieve"? Fra tutti, fa eccezione Gilli per questioni di massa e di volume; il Gallinaccio lo riconosce e subito si dirige proprio verso di lui gridando:

- Lèie coso fate? Tenente Amate, Amate, Amate! La compagnie e tutte quante è uno sc-chife!

Ma il tenente Amato sarà in qualche anfratto, forse alle prese con il nostro stesso problema. Gilli intanto prosegue nell'azione e mantiene dietro di sé una ragguardevole distanza di rispetto; difatti, mentre gli altri funzionano a ventaglio o a mitragliera, egli è peggio di un lanciafiamme. Il Gallinaccio deve retrocedere per non essere investito in pieno dai ganci nutriti. Sente quindi bisogno di bere qualcosa e chiama il suo trombettiere che, nello zaino, reca un thermos di caffè caldo. Udiamo il fatidico grido:

- Trombe! Tèrmose!

E tutto finisce così. Proseguiamo purificati, alleggeriti in un ambiente che ormai diventa suggestivo.

Oggi, senza retorica e senza discorsi tonanti e roboanti, abbiamo imparato una cosa: i sentieri della gloria non sono cosparsi di fiori.



Giacomo Ferrera