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Rommel: chi era costui?- di Giacomo Ferrera

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Si chiamava Erwin Johannes Eugen Rommel, nato a Heidenheim nel Würtemberg il 15 novembre 1891, figlio di un'insegnante.

Nel 1910, a 19 anni, si arruolò nel 124° reggimento di fanteria a Wiergarten. Durante la prima guerra mondiale fu ferito due volte sul fronte francese. Nel 1917, sul fronte italiano, partecipò all'offensiva austriaca, quando per la seconda volta fu applicata la tattica della "infiltrazione". La prima volta fu alla battaglia di Riga, che causò il crollo del fronte russo. Combatté in avanguardia nella direttrice Caporetto-Montemaggiore-Gemona, fu ferito per la terza volta, decorato e promosso capitano.

Nell'intervallo fra le due guerre scrisse Infanterie greift (la fanteria attacca), e fu un pioniere nell'impiego dei mezzi corazzati in battaglia perché ne vedeva il ruolo risolutivo e fondamentale, proprio come la pensavano il generale britannico Fuller e il francese De Gaulle, cassandre inascoltate. Gli altri, noi compresi, erano rimasti fermi alla guerra di trincea: fante, fucile, mulo, cannone, mitragliatrice, reticolati e linee Maginot. Rommer per qualche tempo fu comandante della scuola militare di Wiener Neustadt.

Nel 1937 visitò la Libia con il generale Von Brauchitsch e si fece un'idea chiarissima delle nostre debolezze. Promosso generale di corpo d'armata e posto al comando dell'Afrika Korps, arrivò in Libia con i suoi reparti armati ed equipaggiati a dovere, come se ci fossero sempre stati. Come aiutante di campo scelse il capitano dei bersaglieri Eugenio Orsini, mio compagno di corso all'accademia; come posto comando usò un carro armato pesante, catturato dagli inglesi; così stava sempre a contatto con le sue unità operanti e non internato in una caverna, lontano e in retrovia. Osservava direttamente lo schieramento nemico, ne studiò le mosse e non appena vedeva il momento favorevole partiva all'attacco prima di perdere l'occasione. Su un foglio di carta segnava le unità nemiche, tracciava le solite frecce per indicare le direzioni di attacco, quindi segnava gli ordini conseguenti. A operazione compiuta, passava il foglio al capitano Orsini il quale ebbe l'accortezza di conservare tutti quei documenti.

Dopo la battaglia di El Alamein e la conseguente ritirata dalla Cirenaica, c'era da salvare il salvabile. Quindi, abbandono della Libia e occupazione della Tunisia. Io ero là e pensavo che ci fosse Rommel a dirigere i movimenti, e così la pensavano i tedeschi che erano con noi, con i nostri stessi problemi. Invece Rommel era già in Francia, sul vallo Atlantico, e qui da noi dirigeva la mesta operazione il nostro generale Messe, e con somma bravura, tanto che nessuno si accorse del cambiamento. Per curiosità, con la settima compagnia del 125° reggimento fanteria stavo a Buerat, in Libia, là dove oggi sono i ricchi pozzi petroliferi, fermo, con i serbatoi degli automezzi completamente a secco. Il collega preposto al controllo dei mezzi in movimento mi passò un bel bidone di carburante che mi consentì di proseguire per un certo tratto. A guerra finita, anni dopo, gli diedi una damigiana di ottimo vino come ringraziamento, ed egli ne fu felice.

Sempre a guerra finita, il capitano Orsini, che aveva conservati in bell'ordine tutti quegli schizzi operativi tracciati alla svelta durante i combattimenti in corso, ne capì l'importanza storica e sentì che erano documenti non suoi. Quando poté farlo, partì per la Germania, cercò la casa di Rommel, vi trovò il figlio, che lo accolse molto cordialmente e che ricevette con profonda commozione tutti quei documenti. Ma il generale Rommel non era più. Il leggendario comandante della divisione fantasma che aveva concorso nello sfondamento della linea Maginot, la "volpe del deserto", forse implicato nell'attentato alla vita di Hitler, ma non si sa, fu "suicidato" il 14 ottobre 1944.

Hitler dispose funerali di Stato, con tutti gli onori e un caldo messaggio di condoglianze alla moglie. Stile, ci vuole!

 

Giacomo Ferrera