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Missione in Turchia (1965) - di Giacomo Ferrera

 

L'immagine presente

in questa pagina

è stata elaborata da 

 Lucia Maria Izzo

 

 

 

 

 

 

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Capitolo I - Premessa

La conoscenza dei popoli lontani fu graduale e non sempre rispondente alla realtà. Difatti, da bambino, ero fermamente convinto che i Turchi si cibassero di granoturco e che fossero di colore turchino, che i Pellirosse avessero l'epidermide di un bel rosso bandiera e che i Cinesi fossero gialli come limoni. Per i Negri, non avevo dubbi, perché ne avevo visto uno vicino al porto di Genova. Più tardi, le mie conoscenze si estesero anche all'Arabia e ne fecero tutto un insieme con la Turchia, come difatti era fino all'inizio di questo secolo: questo era un po' dovuto alle favole di cui ero un lettore avidissimo.

Sopra il magico tappeto
prende il volo Alì Babà
il Muezzin dal minareto
ogni tanto invoca Allah
.

I personaggi più famosi erano appunto il citato Alì Babà con i suoi 40 ladroni, la bella Fatima, Aladino con la sua lampada magica, Sinbad il marinaio, califfi e sultani variamente assortiti. Insomma, su basi così fragili non si costruisce una cultura. Perciò, dovetti farmela secondo i programmi scolastici allora vigenti, ma mi applicai con un certo distacco, perché "tanto agli esami queste cose non me le chiedono" e perché " tanto da quelle parti non andrò mai". Quelle furono le ultime parole famose: non solo fu regolarmente interrogato sulla specifica materia, ma anni dopo dovetti andare proprio là, in quei paesi.

Ora so tutto sull'argomento, ma nessuno mi interroga più. Peccato! Prenderei finalmente un bel voto…

Capitolo II - Il Medio Oriente

La piattaforma continentale africana si scontra con quella asiatica lungo una fascia di attrito che parte dall'Italia e dai Balcani, passa per la Turchia e giunge fino al Golfo Persico. Tale attrito si traduce in terremoti rovinosi e in eruzioni vulcaniche spettacolari. Uno di questi fenomeni fu così imponente da spegnere la civiltà cretese, già raffinata e fiorente nel XXI secolo a.C.: nelle isole Cicladi, il vulcano di Santorino improvvisamente si risvegliò ed esplose. L'equilibrio dell'ambiente fu sconvolto e di conseguenza il progresso dell'umanità subì un ritardo di parecchi secoli.

In parallelo con l'attrito delle piattaforme continentali ci fu da sempre lo scontro fra i popoli fin dalla più lontana preistoria, quando il mondo era quasi disabitato e quando c'era spazio per tutti. La gente avrebbe potuto starsene tranquilla all'ombra dei palmizi mangiando i datteri elargiti gratuitamente da madre natura; invece, nossignori! I popoli dei grandi fiumi, quelli degli altopiani dell'Anatolia e della Persia e quelli dell'Egeo furono sempre in guerra fra di loro per le cause più disparate: diritto di pascolo, di passaggio, di navigazione, di commercio, di accesso ai pozzi e alle sorgenti… E perfino per questione di donne, almeno così ci racconta Omero.

Ittiti, Assiri, Caldei, Babilonesi, Egiziani, Ebrei, Filistei, Greci e Troiani se le suonarono di santa ragione. I Fenici, invece, si fecero gli affari loro e commerciarono con tutti.

- Vu cumprà?

Più tardi, Macedoni, Persiani, Romani, Bizantini, Crociati, Musulmani in espansione continuavano a scannarsi fraternamente. I Fenici non c'erano più; il loro posto fu preso dalle repubbliche marinare.

- Vu cumprà?

La grande marea dell'Islam fu fermata a Lepanto (1571), come quasi tutti sanno, e a Zenta (1697) di cui nessuno parla, trattandosi di una delle grandi vittorie conseguite dal principe Eugenio di Savoia, il più grande condottiero del suo tempo, oggi ignorato perché non se ne può dire male. Tuttavia, senza le sonore batoste somministrate ai Turchi dal principe Eugenio di Savoia a Zenta, a Carlowitz, a Passarowitz, oggi dovremmo lodare Allah più volte durante il giorno, dovremmo leggere il Corano che è piuttosto noioso e potremmo disporre di un certo numero di mogli, quando una normalmente basta. Curiosità storica: nel copioso bottino catturato dagli imperiali si trovarono interi depositi di sacchi di caffè (1).

- Vu cumprà?

Passarono gli anni: sviluppo dell'industria in Europa, guerra di Crimea tanto per cambiare, apertura del Canale di Suez, guerre interbalcaniche complicate e inutili, corsa alle conquiste coloniali per il monopolio delle materie prime.

- Vu cumprà?

Si giunse infine alla seconda guerra mondiale: altro che comprare! Ci fu il razionamento.

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(1) Eugenio di Savoia. Irriso alla corte di Francia perché non era davvero bello, disse: "un giorno vi accorgerete di me". E allora passò agli imperiali. Difatti, ognuno se ne accorse quando piombò come un falco sui francesi che assediano Torino nel 1706, al tempo di Pietro Micca, eroe oggi dimenticato perché non era nella Resistenza. L'Austria, riconoscente per tutte le vittorie riportate, donò al principe uno splendido palazzo, gli dedicò un museo e una bella marcia militare; la Germania diede il suo nome a una nave da battaglia, l'Italia fece lo stesso con un incrociatore della classe "condottieri". Particolare interessante per l'epoca: quando egli rivolgeva la parola a un soldato, si levava il tricorno in segno di rispetto. I suoi soldati in marcia cantavano: Prinz Eugen, der edler Ritter (il nobile cavaliere)… E lo era! L'eredità della sua esperienza militare fu subito accolta da Federico II di Russia e da Napoleone Bonaparte.

 

Giacomo Ferrera