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La prima cosa da rimarcare sono le "ore" di lezione. In tutti i tipi di scuola che abbiamo visitato le ore non durano 60' e nemmeno 50' o 55', ma sono unità di 45' che possono essere svolte singolarmente o duplicate in moduli da un'ora e mezza (90'). La logica è quella secondo cui l'attenzione umana tende a calare notevolmente dopo tre quarti d'ora, per cui secondo i Tedeschi è meglio così, e forse hanno ragione. Tra un modulo e l'altro non suona neanche la campanella, per non interrompere e per non "stressare" gli studenti. Le uniche campane che suonano sono quelle di inizio, alle 7.45, quella della pausa pranzo alle 12.00, quella della ripresa delle lezioni alle 12.45 e quella di fine alle 15.00. Alcuni tipi di scuola possono proseguire fino alle 16.00.

Le classi sono composte da un numero di studenti che in media varia da 15 a 28, ma io ne ho viste alcune da 8 o 12 ragazzi al tecnico e al professionale, mentre erano 20-25 al liceo. In genere sono loro a muoversi da un'aula all'altra, aspettando l'insegnante nei corridoi se la classe è chiusa, o in classe se è aperta. Non ci sono bidelli: la scuola viene pulita da un'impresa nel pomeriggio dopo le 16.00.

I ragazzi sono incredibilmente silenziosi, sia in classe che nei tempi morti. Evidentemente hanno capito di possedere un udito nella norma, e quindi non c'è alcuna necessità di blaterare a ottomila decibel per essere sentiti a una distanza di poche decine di centimetri. In pratica, non fanno chiasso più di tanto, parlano sottovoce e non tutti insieme, in classe e fuori.

Le lezioni sono solo parzialmente frontali, almeno nel senso tradizionale del termine. L'insegnante tende a spiegare poco e a far interagire gli studenti: vengono sollecitati interventi orali, oppure si lasciano 10-15 minuti perchè gli allievi eseguano una consegna, in genere una breve produzione scritta che viene poi letta e corretta pubblicamente. Ho anche visto una lezione in cui un gruppo di studenti spiegava ai compagni lo schema di un database costruito per un Rental car. I ragazzi in genere non prendono appunti, anche perché viene loro detto talmente poco.... in genere leggono alcuni passi o  guardano brevi video su cui sono chiamati a lavorare al momento. In questo modo, almeno per il docente, si creano molti "tempi morti", in cui l'insegnante se ne sta alla cattedra praticamente con le mani in mano. Raramente passa tra i banchi a vedere cosa fanno gli allievi. Al liceo (il Gymnasium) il livello dell'insegnamento sembra decisamente più alto, ma il metodo è sostanzialmente lo stesso. Nel complesso si può parlare di una didattica più laboratoriale e interattiva della nostra, ma io credo che la qualità delle nostre spiegazioni sia di gran lunga migliore.

L'attività in classe è molto basata su materiale pronto e pre-fornito (fotocopie, slides, video) e poco sui libri di testo. I libri vengono in genere tirati fuori da un armadietto e distribuiti agli studenti, in una sorta di comodato d'uso. Ci si affida molto all'autonomia dello studente, il quale appare motivato di default, perchè ha la quasi sicurezza che la scuola che frequenta gli aprirà le porte a un lavoro sicuro, quello per il quale sta studiando, o all'università. Non esiste affatto la nostra "alternanza scuola-lavoro" al liceo; nei tecnici e nei professionali non è la scuola, ma lo studente stesso che stipula un contratto con l'azienda e inizia una sorta di apprendistato, retribuito in misura minima, ma tant'è... Quindi le scuole non sono schiacciate da tutto l'apparato burocratico legato all'alternanza, perchè gli studenti agiscono in autonomia. Una volta fatto il contratto, vanno 2 giorni alla settimana a scuola e gli altri 3 nell'azienda che li ospita, e che probabilmente li assumerà quando avranno finito di studiare.

Si ha insomma l'impressione che la scuola si limiti a "erogare il servizio", lasciando all'utenza la scelta del modo di usufruirne. In parole povere e poco diplomatiche, manca del tutto la tendenza assistenziale e mammona della scuola italiana; ci hanno detto che in media 1 studente su 20 viene bocciato e deve ripetere la classe, o cambiare indirizzo di studi, e comunque chissenefrega, sono tutti cavoli suoi. Niente esami a settembre, niente aiuti per la promozione. Ma la chiave di tutto è la certezza di un futuro, perchè in un paese con una disoccupazione al 6% studierebbe con impegno anche un bradipo impagliato.... o no?

A fronte di tutto questo, gli insegnanti sono molto ben pagati, almeno rispetto a noi. Gli stipendi sono diversi nei 16 stati federali in cio la Germania è divisa, e anche l'organizzazione scolastica non è omogenea. Qui in Sassonia, ex DDR, dicono di essere tra i meno pagati, ma un docente di circa 60 anni guadagna quasi 3000 euro netti al mese e ha la possibilità di fare 1 ora in meno settimanale al compimento dei 55 anni di età e 2 a 60, allo stesso stipendio, senza contare il fatto che può andare in pensione. Mica male, vero?

Diventare insegnanti in Germania comporta la frequenza di un corso di laurea di tipo pedagogico che dà la qualifica di insegnante (credo duri un paio d'anni). Dopodichè, con corsi più o meno biennali, si può scegliere quali discipline insegnare, che possono essere più d'una, ma non per classi di concorso come da noi... semplicemente a scelta. Così abbiamo incontrato una prof. che insegna Inglese, Geografia e Sport, un prof. che insegna Matematica e Storia, e così via. Il nostro tutor insegna Diritto, Comunicazione e Tecnologia. La logica è quella secondo cui non occorre essere degli specialisti per insegnare a un livello di scuola superiore, e qui io personalmente ho le mie buone riserve. In ogni caso, chiunque conosca il tedesco e abbia la qualifica di insegnante può insegnare, e in Germania c'è un estremo bisogno di docenti. Mi rivolgo quindi ai colleghi più giovani per dire: imparate la lingua e andate!

Paola Lerza