logo forumlive
www.forunlive.net
appuntiviaggio
Appunti di Viaggio

Un Viaggio in un Paese antico, lontano dagli stereotipi che noi occidentali immaginiamo, ricco di storia e di meraviglie architettoniche ma soprattutto, di una popolazione ospitale e aperta. Ed è proprio la Gente che ci colpisce al primo impatto.

Gente che si lascia incontrare, facile alla conversazione, che si ferma per chiederci da dove veniamo e lanciarci un “Welcome to Iran!” con un sorriso affabile ed accattivante.
Ragazzi e ragazze, intuendo che siamo stranieri/e, si buttano senza remore in mille domande usando un Inglese approssimativo, di quello che si studia a scuola e si cerca di praticare appena ne capita l'occasione.
Le donne catturano maggiormente la nostra attenzione. Ci aspettavamo di vedere molte donne in burqa, nascoste allo sguardo di tutti, ma in realtà non ne abbiamo vista neanche una. Molte sono avvolte in un chador che, comunque lascia scoperto il viso; altre indossano il velo integrale che copre testa e collo, ma lascia vedere il resto dell'abbigliamento. La maggioranza di loro, invece, veste all’occidentale con un semplice velo sulla testa che lascia  vedere anche i capelli. Ci dicono che il velo è diventato un accessorio dell’abbigliamento, ma quello che più è importante per loro è il rispetto e la sicurezza di girare anche di notte senza timore.
Gente cordiale che
non aspetta che gli venga chiesta la cortesia di scattarti una foto, ma ti previene sfoderando il sorriso più luminoso seguito da cenni e gesti di consenso e compiacenza. Non solo, molte volte il fotografo o la fotografa di turno, chiede in cambio un selfie insieme per immortalare quel momento confidenziale.
Gente comunicativa che usa stendere
un plaid, una coperta o uno stuoino sui prati dei giardini delle città per sedervisi e consumare una merenda all'aperto con l'immancabile the, chiacchierando e conversando con chi occupa il plaid accanto.
Gente semplice, disponibile e molto espansiva è quella che ci accoglie in Iran. Un paese in cui non abbiamo mai temuto borseggiatori o ladruncoli, né abbiamo mai visto senzatetto o mendicanti.

                                                       

                                         ragazze                                                                                    incontro con le donne                            gente sui prati


Shiraz: l’antica capitale persiana
 Il nostro viaggio inizia a Shiraz, nell’Iran meridionale. Arriviamo a notte fonda
e già prima di scendere dall’aereo, noi donne iniziamo a velarci il capo ed infilarci una tunica che arrivi almeno al ginocchio per nascondere le forme.

 All’aeroporto, in attesa del visto, un passante ci offre delle zagare (piccoli fiori d’arancio) e ci rendiamo conto che fuori l'aeroporto ci sono molti alberi di arancio che espandono il loro profumo ovunque. Questa è la prima accoglienza.

 Incontriamo Hamad, la nostra bravissima guida: un architetto iraniano, laureatosi in Italia che ci accompagnerà per tutto il viaggio.

Shiraz, la città che ha dato il nome all’uva di un vino famoso e gustoso, oggi non ha più traccia di esso. Dopo la rivoluzione islamica che trasformò la monarchia del paese in una Repubblica islamica sciita, in osservanza del dettame coranico di non consumare alcool, ha fatto tagliare tutte le vigne per eliminare ogni tentazione di trasgressione.

 A Shiraz impariamo la struttura politico-sociale delle città persiane.
Le città persiane includono quattro edifici che rappresentano i quattro poli della vita civile: il polo politico, rappresentato dai palazzi del potere; polo religioso, che prevede le moschee; polo economico, che si configura nei bazar, il polo culturale, espresso dalle scuole coraniche (Madrasa)

Iniziamo il nostro giro con la visita alla Madrasa di Khan dove incontriamo uno degli insegnanti vestito con un caffettano ed un turbante nero in testa che, spiega il gran maestro, è il simbolo della discendenza diretta dalla famiglia di Maometto. Ci parla dei valori del Corano come solidarietà e pace e ribadisce che la violenza di alcuni gruppi terroristici, sedicenti musulmani, non è concepita dalla dottrina islamica.

        Madrasa              Madrasa                 Gran Maestro                 Gran Maestro
                            Madrasa                                                     Madrasa                                                     Gran Maestro                                                            Gran Maestro
         

Lasciamo la Madrasa ed attraversiamo il Bazar, che in persiano significa " Luogo di incontro per comprare". Subito ci assale il tipico odore misto di spezie e stoffe, gli occhi si riempiono di colori, ma dai suoni e dal vocio sommesso ci si rende subito conto che non si tratta di un suk arabo. La gente ci sorride ed i venditori ci traducono i rial in euro con molta onestà. Il Bazar, punto di incontro e di commercio rappresenta un’asse importante della città.
Saltiamo la Moschea di Vakil, che per una cerimonia religiosa è chiusa alle viste e ci dirigiamo verso la Cittadella di karim Khan eretta tra il 1766 e il 1767 sotto la dinastia Zand come abitazione del re. Durante il periodo Qajar fu utilizzata come sede del governatore. Situata nel centro di Shiraz, la sua forma assomiglia ad una fortezza medievale. I quattro torrioni agli angoli, uno dei quali è pendente, sono decorati con stucchi di raffinata bellezza. Il corpo centrale si apre su un ampio giardino di aranci con una lunga vasca piena d’ acqua. I vari ambienti del complesso si aprono sul giardino, insieme alla moschea e alle terme, ambienti destinate al rito della pulizia del corpo, oltre che alle relazioni sociali.


 Shiraz Cittadella

Mausoleo di Hafez. Un sito quasi sacro dove non ci saremmo aspettati tanta gente. Una lunga fila di visitatori o forse pellegrini aspetta il proprio turno per dare onore al sommo poeta persiano. Una volta arrivati al mausoleo del vate, tradizione vuole che si reciti uno dei suoi versi accanto alla tomba.
Il canzoniere di Hafez è un classico della letteratura persiana.
Si dice che la gente più semplice lo usi come oracolo, aprendo il libro a caso per leggerne i versi e per trovare in quella lettura casuale la risposta alla proprie domande.



“Quant’è bella Shiraz, al mondo non ha pari!

Preservala, mio Dio, da tutte le sciagure!
Scorra, scorra per sempre questo ruscello nostro,
che fa, con le sue acque, senza fine la vita.
Fra i sereni abitati e le liete radure
uno zefiro fresco che dell’ambra ha il profumo.
Vieni a Shiraz, tra la sua gente cerca,
così perfetta, grazie celestiali. “
(Hafez, Canzoniere, 274)

                      

                           
                    Mausoleo di Hafez                                       Tomaba di Hafez                                         Cupola all'interno 

Porta del Corano
Non possiamo lasciare Shiraz senza aver visto la Porta del Corano. Un ingresso monumentale della città che si apriva un tempo nella cinta muraria. Così chiamata perché, proprio sopra l’arco, in una costruzione quadrata, è costudito un manoscritto del Corano la cui funzione è quella di proteggere la città da eventuali nemici


Porta del Corano



A pochi chilometri da Shiraz si erge la città di Persepoli costruita da Dario I
nel 520 a.C. Essa durò quasi settant'anni, fino all’invasione da parte di Alessandro Magno. La sua fama è legata alle celebrazioni del nuovo anno, che si svolgevano con imponenti processioni dei rappresentanti dei paesi tributari.
Arrivando in pullman sembra di trovarsi di fronte ad un sito archeologico non di grande interesse, disteso su un altopiano desertico di cui ha preso i colori, completamente mimetizzato se non  per le colonne che si stagliano verso l’alto e contrastano con l’azzurro del cielo. Ma una volta scesi dal pullman, man mano che ci si avvicina, ci si rende conto dell’imponenza e dell’estensione del sito che comprende, oltre ad una zona residenziale, un villaggio ed un gruppo di tombe.
Attraverso una scalinata monumentale dai gradini larghi e bassi per consentire la risalita senza difficoltà ed affaticamento, si arriva alla
Porta delle Nazioni, imponente portale con due figure alate, dal corpo taurino e dalla faccia umana, posti  a protezione della porta.
l'
Apadana o sala delle udienze è il più grande degli edifici del complesso costituita da una grande corte centrale delimitata da settantadue colonne di cui solo tredici ne rimangono erette su basi a forma di fiore di loto capovolto. Er
a destinata alle grandi celebrazioni. I bassorilievi che decorano la scala raffigurano scene di festa con le processioni dei rappresentanti delle nazioni soggette che portano tributi e doni al re.
Dietro l’Apadana, il
Palazzo di Dario
con decorazioni che raffigurano diversi momenti importanti
della vita pubblica.
S
ul lato ovest dell'Apadana si apre la Sala del Trono e delle Cento Colonne  di cui rimane soltanto la pianta quadrata con solo le basi delle colonne che ne circondavano il perimetro. Infatti la sala venne quasi interamente distrutta dall’incendio provocato dalle truppe di Alessandro Magno.
Sullo fondo del sito archeologico, incastonate nella roccia, sono visibili  le tombe rupestri di Serse II e Artserse II.

A pochi chilometri da Persepoli, a Naqsh e Rostam visitiamo le tombe di Dario I, Serse I, figlio di Dario, Arteserse III e Dario III. I sepolcri monumentali sono anch’essi scavati nella roccia. L’ingresso di ogni tomba è a forma di croce, per questo il sito è conosciuto come “le quattro croci”. Ogni tomba è decorata con iscrizioni e bassorilievi che rappresentano scene di omaggio o combattimenti a cavallo.
Proseguendo verso Teheran ci fermiamo a Pasargade, città fondata da Ciro il Grande nel 546 a.C. che fu la prima capitale del regno Achemenide. Ben poco rimane della città se non qualche troncone di colonna con basamento.
Meglio conservato è il mausoleo di Ciro il Grande: un edificio a base quadrangolare che si innalza a gradoni fino a terminare con una costruzione a base rettangolare. La sua architettura ricorda molto le ziggurat mesopotamiche.



          

                                       


Yazd
Yazd è situata al centro dell' Iran ed è interamente circondata dal deserto. La città è nota come il più importante centro dello Zoroastrismo, religione basata sugli insegnamenti del profeta Zarathustra che risale al VI secolo a.C. Forse la prima religione monoteista che adora Ahura Madza (il grande Dio). Qui visitiamo un tempio zoroastriano ed incontriamo un sacerdote della comunità. I principi fondamentali del credente, oltre al massimo rispetto della natura, si basano su tre capisaldi: pensare bene, parlare bene e fare del bene che devono tradursi in pratiche quotidiane. Il fuoco è l’elemento sacro per eccellenza e deve essere mantenuto sempre acceso nel tempio, come segno del legame tra Dio e L’umanità.
Il corpo del defunto è
considerato impuro perché subito dopo la morte, nel momento in cui l'anima si separa dal corpo, quest'ultimo viene invaso da spiriti malvagi. Questa profonda convinzione non permetteva agli zoroastriani di seppellire i loro defunti per non contaminare la terra con la decomposizione, né i corpi potevano essere bruciati per rispetto del fuoco, così i zoroastriani costruivano grandi cumuli di terra che venivano chiamate leTorri del Silenzio” sulla cima delle quali lasciavano il cadavere in pasto agli avvoltoi. Un rito non più praticato, ma che ha lasciato alla memoria questi altissime torri di terra sulle cui sommità si gode, oltre al silenzio, anche un magnifico panorama.
 In città invece troviamo altre torri che circondano costruzioni e case. Sono Le torri del Vento:
una soluzione architettonica usata nell’antica Persia per sfruttare l’energia eolica nel creare un circuito d’aria al fine di mitigare il caldo estivo negli ambienti interni, rendendo quindi le abitazioni più vivibili e confortevoli. Un sistema di refrigerazione molto sofisticato ed ingegnoso.
 La visita al centro storico di Yazd è essenziale per conoscere ed immergersi in quella che era la vita quotidiana dei persiani.
Un agglomerato di abitazioni che rispecchia in pieno la loro filosofia di vita. Un' architettura introversa, la definisce la nostra guida. Una struttura edilizia che non lascia intravvedere nulla dal di fuori. Le mura in terra cruda (una sorta di fango e paglia impastati insieme) si snodano in vie e vicoli dove non si affacciano finestre. Solo archi o piccoli tunnel si alternano per movimentare il paesaggio del colore della terra in uno scenario davvero suggestivo. Le porte delle case hanno due differenti batacchi (per maschi e femmine) così da lasciar intendere, a chi è in casa, il genere maschile o femminile dell'ospite. Ma è all’interno della casa persiana che si apre un mondo di luce, arioso e rigoglioso. Dall'atrio si scendono pochi gradini per accedere subito in un ampio giardino leggermente sotto il livello della strada, molto spesso con fontane o vasche d’acqua. Tutt’intorno si affacciano i vari ambienti con balconate ed ampie finestre: una soluzione di tranquillità lontano da sguardi indiscreti.
Alla monotonia del centro storico fa da contrasto la piazza Amir-Chakhmagh delimitata dalla grande moschea con due minareti. Al centro della piazza antistante due immense aiuole dai colori vivaci ed intorno un discreto traffico 
Yazd è famosa anche per i suoi dolci allo zafferano, mandorle, cardamomo e pistacchi, quindi non si può ripartire senza aver comprato una scatola di dolcetti nella pasticceria più famosa della città che si trova proprio sulla piazza.

Aqda e Nayin
Proseguendo verso Esfahan ci fermiamo in due piccole villaggi Aqda, piccola cittadina risalente intorno agli anni 1000 e Nayim dove, nel deserto più assoluto, visitiamo un caravanserraglio del 1500 ed una moschea Jamè

Foto  Yazd



Esfahan
Esfahan è una delle città più belle, dal punto di vista architettonico. Situata al centro dell’Iran raggiunse l’apice di bellezza ed importanza nel cinquecento.
 Il nucleo principale della città è costituito dalla grande piazza rettangolare dove una volta si teneva il gioco del polo: Piazza Imam.
La piazza colpisce per la sua estensione e bellezza: una delle piazze più ampie al mondo. Al centro si estende una lunghissima fontana che occupa gran parte del suolo con un numero infinito di zampilli, circondata da prati con aiuole piene di fiori dai mille colori. Tra i prati si aprono dei vialetti per il passeggio corredati di panchine per il riposo, ma molte persone sostano e si siedono anche sull’erba dei prati. È il luogo più idoneo per incontrare e parlare con la gente sempre molto gentile e socievole. L’elegante Bazar è uno dei punto d’accesso alla piazza.
A sud si innalza la Moschea dello scià, ribattezzata dopo la rivoluzione Moschea dell’imam. Una delle più belle moschee con la cupola rivestita di maioliche decorate. All’interno, nel punto centrale, proprio sotto la cupola, l’acustica è perfetta e la nostra guida ce ne dà dimostrazione cantando a voce piena il richiamo del muezzin alla preghiera. La voce può diffondersi fino a più di cento metri di distanza. Ad est, verso il centro della piazza, si erge la Moschea della regina, anch’essa molto bella e sfarzosa. All’interno, la decorazione geometrica della cupola sembra diventare una ruota di pavone allorquando, in un particolare punto del pavimento e per uno strano effetto di luci, appare il collo dell’uccello.
Di fronte alla Moschea della regina, sul lato opposto, si innalza il Palazzo reale Ali Qapu che si affaccia sulla piazza con una
vasta terrazza coperta con soffitto intarsiato sostenuto da altissime colonne lignee. Il palazzo, all'interno, è decorato con affreschi e miniature e si sviluppa in altezza per sei piani. Sicuramente la stanza più interessante è la sala della musica che raggiunge un’acustica perfetta grazie alle decorazioni in stucco che, distaccate dal soffitto, creano un pannello di vuoti e pieni.
Altra interessante peculiarità di Esfahan è il lungo fiume Zayande che percorre la città ed è sormontato da undici ponti tra i quali, il più  caratteristico è il ponte delle 33 arcate. La fuga della 33 splendide arcate rende un effetto molto suggestivo soprattutto al tramonto o alla sera quando il ponte, illuminato, si riflette nell’acqua del fiume. Un camminamento sotto le arcate del ponte permette di attraversare da una parte all’altra il fiume, ma più che altro questo spazio diventa un salotto dove la gente si siede a chiacchierare e bere the, insomma un altro punto di incontro e socializzazione per la gente del posto così come i giardini con alberi e sculture che si estendono intorno.
Più in periferia visitiamo il Chelel Sotun, ovvero palazzo delle quaranta colonne. Un edificio del XVII secolo destinato a fastosi ricevimenti. In realtà le colonne che sorreggono il loggiato d'ingresso sono soltanto venti, ma il numero di quaranta deriva dal riflesso delle colonne stesse nella piscina antistante il palazzo che ne duplica visivamente il numero.
L’interno del palazzo è decorato da sei grandi affreschi che narrano amori leggendari, scene di guerra e di conquista e vari aspetti della vita sontuosa ed a volte trasgressiva dei sovrani del XVII secolo con scene di convivi e balli molto licenziosi per la cultura islamica dell’epoca. All’esterno, il palazzo è circondato da un ampio giardino.

Ad Esfahan incontriamo vari rappresentanti di comunità religiose minoritarie.
Comunità Ebraica. L’esponente rappresentante ci racconta che la comunità è ben inserita e gode degli stessi diritti della maggioranza musulmana. Hanno diritto ad un rappresentante in parlamento così come tutte le altre comunità religiose minoritarie.
Da più di otto anni sono stati costretti a chiudere le scuole ebraiche a causa di un forte flusso migratorio verso Stati Uniti e Canada che ha spopolato le loro scuole quindi, oggi, i/le loro ragazzi/e frequentano la scuola della repubblica islamica. Gli/le alunni/e ebrei/e sono esonerati dalla lezione di religione musulmana con l'accordo di sostituirla con lezioni di religione ebraica impartita in sinagoga. La valutazione della religione ebraica, a fine anno scolastico, viene consegnata alla scuola di appartenenza dei ragazzi/e per fare media con i voti delle altre discipline.
Comunità Cristiana Armena. La più grande comunità religiosa minoritaria in Iran da quando gli armeni vi si rifugiarono, nel 1915, per fuggire dal genocidio perpetrato sul loro popolo per mano del governo turco ottomano. Ancora oggi, il governo turco ed i paesi alleati non riconoscono quel massacro come un vero genocidio e la comunità fa delle celebrazioni degli anniversari un punto di forza per richiederne il riconoscimento ufficiale.
Un piccolo fiore, il “non ti scordar di me” è il simbolo adottato per esprimere questa ingiusta negazione.

 

Esfahan

Foto di Esfahan

Natanz – Kashan – Qom
 
Riprendiamo il nostro cammino verso Teheran percorrendo l’altopiano desertico del Kavir, ma lungo la strada ci fermiamo in tre località di interesse culturale.
Natanz
è una località nota per il centro nucleare iraniano, ma merita una visita soprattutto per alcune bellezze architettoniche come un mausoleo risalente al 1400 decorato con un misto di mattoni e maioliche; i resti di un antico tempio del fuoco zoroastriano ed una moschea Jamé.
Kashan
località sulla via della seta con uno dei giardini storici persiani più rigoglioso ricco di canali, vasche e giochi d’acqua: il giardino di Fin.
Qom
città santa per la presenza della tomba di Fatima 
al-Maʿsūma, figlia dell' Imam sciita   Mūsā al-Kāẓim. Ma non ci fermiamo per la visita alla tomba, bensì proseguiamo verso l’Università delle Religioni dove ci aspettano per un incontro alcuni professori ed amministratori. Il centro studi è nato con molte reticenze da parte del potere centrale, ma oggi è una delle Università più importanti per lo studio comparato tra religioni, dall’Induismo al Cristianesimo nonchè per il dialogo ed il confronto con le diverse confessioni, base per una maggiore consapevolezza e rispetto reciproco.

Natanz

Foto Natanz Kashan Qom


Teheran

Arriviamo a Teheran di sera inoltrata e la prima impressione è quella di una città dall’aspetto più occidentale che medio-orientale: traffico intenso, luci colorate ed intermittenti, grattacieli e molti lavori in corso.
Con la luce del giorno il suo aspetto migliora. Il monte Elburz con la sua cima innevata le fa da cornice rendendole un aspetto più gentile ed armonioso nonostante il suo traffico indisciplinato con moto che camminano comunemente sui marciapiedi strombazzando per farsi largo tra i pedoni. La nostra prima visita è al Museo Nazionale di archeologia. Un m
useo che raccoglie le testimonianze del ricco e vasto passato della storia di questo paese.
 Il Museo del Vetro e della Ceramica. Costruito nel 1910, oltre ad avere una vasta collezione di raffinatezze è uno degli esempi notevoli di architettura Qajar in tutto il paese.
 Museo di Arte Contemporanea. Il museo progettato dall’architetto Kamran Diba, cugino di Farah consorte dello Scià, ricorda il museo di arte moderna
Guggenheim di New York. Infatti rla maggior parte dell'area museale si snoda in una passerella circolare che si muove a spirale verso il basso con sale espositive che siamificano ai lati. Abbiamo visto una mostra temporanea dedicata a Wim Delvoie, un artista belga noto per le sue opere anticonvenzionali. Stranamente oltre a qualche opera di grandi artisti europei come Magritte, non abbiamo visto nessuna esposizione di artisti contemporanei iraniani. Dall’incontro con la sovrintendente del Museo abbiamo capito che le opere iraniane sono ancora accatastate nei magazzini in attesa di una sistemazione espositiva che comunque sembra essere stata programmata, ma non ci è chiaro se è per semplice rispetto dei tempi o per censura di un arte considerata troppo sovversiva.
Palazzo Golestan
Si tratta del più antico edificio della città. Residenza storica della dinastia Qajar. Un palazzo dagli interni molto lussuosi che ben rendono l’idea dello sfarzo che circondava gli imperatori. Le sale di rappresentanza, interamente tappezzate con frammenti di specchi, danno l’effetto di luminosità e sfavillio così come la sala dell'incoronazione è di spiccata bellezza e grandiosità con tappeti di dimensioni sconcertanti . Gli esterni, un po’ meno appariscenti, sono immersi nel verde del giardino sempre di stile persiano con immense vasche d’acqua.

 Tabiat Bridge
Una delle attrazioni più piacevoli è il Tabiat Bridge che significa il ponte della Natura. Un magnifico ponte che collega due giardini della zona chiamata "Acqua e Fuoco". Progettato da una giovanissima architetta, Leila Araghian, costruito nel 2010, si estende su due livelli che sembrano intersecarsi. Oltre ad offrire un bellissimo panorama della città, concede il piacere di passeggiare tranquillamente con la possibilità di fermarsi a riposare in uno dei bar o ristoranti che si trovano lungo il percorso. ll livello di attenzione è molto alto: numerose sono le telecamere e altrettanto numerosi i vigili pronti a fischiare e redarguire chi ostenta atteggiamenti non convenzionali.
Vale la pena visitare anche il caotico Bazar di Teheran ed immergersi nei colori ed odori di questo immenso mercato pieno di gente, così grande e ricco di vicoli da sembrare praticamente una città a sé stante.
 A Teheran incontriamo il Nunzio Apostolico della Chiesa Cattolica, Monsignor Leo Boccardi
. La sua accoglienza è molto calorosa e ci sembra sia l’unico degli altri esponenti religiosi a parlare più apertamente e senza condizionamenti. È stato un incontro molto interessante che ci ha permesso di capire i rapporti tra le varie confessioni. La Repubblica islamica riconosce la libertà di religione ma bandisce il proselitismo, la propria fede o credo va esplicato soltanto nella propria chiesa. Il monsignore è convinto che, l’espansione di internet e della comunicazione in rete attraverso i social, costringerà, a lungo andare, l’Iran a doversi confrontare con la modernità e ad aprire ad altre culture sempre di più.
Infine Mons. Boccardi ribadisce che solo il Dialogo tra religioni e culture diverse è lo strumento di Pace, ma il Dialogo, per essere tale, presuppone sempre la Conoscenza e la Disponibilità.

L’ultimo giorno di soggiorno in Iran, sulla strada per l’aeroporto, ci fermiamo alla Torre Azadì che vuol dire della Libertà. Fu costruita nel 1971 dall'architetto iraniano Hossein Amanat in occasione delle cerimonie volute dall'ultimo scià Mohammad Reza Pahlavi per festeggiare il 2500° anniversario della fondazione dell'Impero achemenide di Ciro il Grande. Oggi la torre è diventata il simbolo della città.
Nel 1979, dopo la rivoluzione iraniana, sotto la torre, nella piazza che la circonda, si affollava un’enorme quantità di gente per  accogliere l' Ayatollah
Khomeyni di ritorno dall’esilio francese.

.

             Goldestan palace      Goldestan palace      Torre della Libertà   Foto Teheran Fine