Preziosi

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Sorrento

(Na)

di

Antonella Russo

 

 

Sorrento è una ridente cittadina situata sul versante nord occidentale della penisola omonima, che separa i golfi di Napoli e di Salerno. Abitata probabilmente sin dal Paleolitico superiore,ossia 20-30 millenni fa, essa ,con sorte comune all’intera penisola e all’Italia meridionale, ha visto avvicendarsi nel corso del tempo civiltà diverse come gli Osci (o Oschi), gli Etruschi,i Greci (che diedero alla città la pianta urbana ancora oggi chiaramente leggibile nel centro storico), i Romani, e a seguire dominazioni più o meno lunghe di Bizantini, Longobardi, Normanni,Angioini, Aragonesi, Francesi,Austriaci (in seguito alla guerra di successione spagnola), e Spagnoli.
 
Sarebbe difficile descrivere in breve vicende , opere d’arte e bellezze paesaggistiche di Sorrento, tra l’altro già decantate da ospiti illustri quali Byron, Keats, Scott, Dickens, Goethe, Wagner, Ibsen e Nitzsche solo per citare i più noti. Per questo prenderò in esame quei tesori di bellezza e di arte dove la storia  si intreccia col mito e con la leggenda.

 

BAGNI DELLA REGINA GIOVANNA

Dal Capo di Sorrento, l’estremità  occidentale della città di Sorrento,.a piedi si possono raggiungere i resti di una villa romana del I sec. erroneamente attribuita a Pollio Felice e dell’antistante  peschiera . La villa raggiungibile sia da terra che da mare era  costituita da una parte marittima e una domus più a monte collegate tra di loro. Anche i due isolotti ad ovest erano probabilmente collegati tra di loro.
La leggenda vuole che la regina Giovanna II d’Angiò(1371 - 1435), ultima a regnare della sua casata, amasse bagnarsi nelle acque limpidissime della peschiera,ragion per cui il luogo avrebbe preso il suo nome. C’è un’altra versione relativa all’utilizzo di questo luogo da parte della regina.Giovanna   Santucci  infatti ritiene che  nei  bagni della Regina Giovanna del Capo di Sorrento, come a  Castel Capuano di Napoli e in altre dimore, la regina dissoluta mandasse “ a morte gli occasionali amanti di turno facendoli precipitare in una botola o richiudendoli  in luoghi segreti da dove mai più sarebbero usciti vivi…”

http://www.italiamedievale.org/sito_acim/personaggi/giovanna_II.html

BASILICA DI S.ANTONIO

Molte delle leggende sorrentine vertono intorno alla vita e alle opere di sant’Antonino patrono di Sorrento, vissuto nel IX secolo. a testimonianza della  grande devozione popolare In particolare si narra che il santo avesse liberato un bambino, ingoiato da un grosso cetaceo e a testimonianza dell’evento l’atrio della Basilica conserva due costole dell’animale marino.
Alla sua morte il Santo fu seppellito ,come da sua volontà, non dentro e non fuori le mura, ma sotto le mura medesime, anche se si ignora il luogo preciso.
La Basilica a lui intitolata è a tre navate divise da dodici colonne di marmi diversi provenienti da edifici della Sorrento greco-romana. Al centro del soffitto una tela di G.B. Lama che ricorda uno dei miracoli del Santo, la liberazione dal demonio della figlia di Sicardo duca di Benevento.
Nella cripta sottostante ,la cui volta è sostenuta da colonne di spoglio, numerossimi ex voto, un affresco quattrocentesco della Vergine con Bambino proveniente dalle mura cittadine. , un prezioso Crocefisso d’argento che i Sorrentini portano in processione in occasione di gravi pericoli per scongiurarli o ringraziare degli scampati pericoli, e sei tele di Carlo Amalfi che ritraggono i sei compatroni  di Sorrento, cioè Gennaro, Valerio, Attanasio, Baccolo,Renato .In  sacrestia vi è la statua d’argento di Sant’Antonino del 1564

 IL VALLONE DEI MULINI

Il Vallone dei Mulini costituisce la parte centrale e  meglio conservata di un  microsistema di  burroni. Esso.va da Piazza Tasso alla Villa "La Rupe" e da tale villa quasi fino alla porta meno antica di Sorrento, Porta degli Anastasi, di cui si possono vedere ancora i resti archeologici.:Le acque che scorrevano copiose nel dirupo venivano utilizzate ancora fino all’inizio del Novecento da un mulino; inoltre alimentavano una segheria per la lavorazione di vari  tipi di legno per la produzione di manufatti d’intarsio; infine di esse   si servivano le lavandaie per il bucato.Del mulino restano ancora pochi ruderi

IL BORGO DI MARINA GRANDE

La Marina Grande ha conservato in parte ancora oggi le sue caratteristiche di borgo marinaro: si ci vive, si ci lavora, si ci pesca. Su questa spiaggia, in un cantiere navale a cielo aperto, venivano costruiti i famosi e richiestissimi "gozzi sorrentini", tipica imbarcazione di legno con una vela, lunghe dai 6 ai 12 metri, maneggevoli e affidabili, praticamente inaffondabili. Eredi di questa tradizione sono i gozzi a motore che si costruiscono oggi in penisola sorrentina.
Alla marina si può  accede ancora per un’antica via pedonale oltrepassando una porta databile al terzo secolo a.C.
Di qui  passarono nel 1558 i Turchi che al comando di Pialy Pascià attraccarono alla Marina  per razziare,in un’incursione sanguinosa, distruggere e rapire, ma di qui passò, come dice una leggenda, anche una schiava turca scampata al naufragio delle imbarcazioni saracene,e  che fu amorevolmente accolta e protetta dai sorrentini .

In  segno di gratitudine la fanciulla offrì sull’altare della cattedrale un sacchetto di  confetti colorati.
Probabilmente questo racconto non è vero, ma è vero che ancora oggi la lavorazione delle palme di confetti è una delle tradizioni più antiche e peculiari della penisola sorrentina.

 

SEDIL DOMINOVA

Lungo via San Cesareo , Decumano Maggiore di Sorrento in epoca romana sorgevano le residenze patrizie di maggior prestigio, e i Sedili nobiliari che amministravano la Città. Nell’immagine si vede  il monumentale edificio del Sedil Dominova che fu sede di una parte della nobiltà sorrentina e oggi ospita la  Società operaia di mutuo soccorso.Si tratta dell’unica testimonianza degli antichi Sedili nobiliari,essendo stato l’altro sedile sorrentino, quello di Porta, profondamente modificato nella sua struttura e quelli di Napoli distrutti.
Il Sedil Dominova,fu  costruito nel XIV secolo in seguito a divergenze inconciliabili tra i nobili.
Fino al 1319 (così narrano le cronache) le famiglie patrizie,facevano tutte parte del Sedile di Porta per l'amministrazione della città (con un governatore),,a quell’anno le vecchie inimicizie  e le differenti opinioni sull’amministrazione della città  culminarono in una rissa violentissima con morti e feriti tra nobili ,loro parenti e servitori,che fu sedata solo dall’intervento del Vescovo recatosi sul luogo con i paramenti sacri.
Dopo questo grave evento i nobili residenti nella parte occidentale di Sorrento fecero erigere il monumentale edificio in cui riunirsi separatamente, che fu detto Domus Nova e poi Dominova
Esso si presenta ancora nella sua struttura quattrocentesca: con due lati aperti all'esterno da grandi arcate a tutto sesto in piperno. La cupola, rivestita con tipiche "riggiole"  maiolicate a squame di pesce, è di epoca successiva:fu eseguita nel XVIII secolo dal Ignazio Chiajese della città di Napoli".  
Le pareti della sala esterna sono state affrescate nel Settecento  con motivi che riproducono architettute in prospettiva e s'avvicinano alla scuola del pittore sorrentino Carlo Amalfi.