La patente

di Monica Anelli


Nella sede della prestigiosa scuola guida Forumdrive era tempo di revisione delle patenti.

L'instancabile direttrice Paola Sterza contava e ricontava le iscrizioni, le schede e i badge dei candidati, predisponeva le cartelline per gli esami con il logo della scuola e snocciolava dati statistici con cadenza oraria. Certo, i numeri erano confortanti, la scuola era in crescita, ma lei non era mai contenta. Così, ogni tanto indossava il suo cappellino a punta con il logo della scuola, scendeva in strada e ai passanti stupefatti chiedeva insistentemente: “Ma celllài la patente? Secondo me non cellllài, la patente. E vvvieni che tteladò io, la patente! Vulevù une patante?” Ovviamente, quasi tutti la mandavano sommessamente in un certo posto a fare una certa cosa.

“Vabbé va' – mormorò tra sé e sé – oggi non è giornata, accontentiamoci degli iscritti che già abbiamo! Uhm, vediamo... la prima candidata di oggi è tale Adelina Mauro... da Palma Campania. Apperò! Dovrebbe già essere qui, vediamo se c'...” Come per incanto, la porta della scuola si spalancò e in una nuvola che profumava di zucchero filato e di croccante apparve Adelina, trafelata sì, ma con una mise impeccabile: alle orecchie aveva perfino dei deliziosi orecchini a forma di automobilina. Portava con sé un baule che a occhio e croce non doveva pesare meno di un quintale. “Mamma mia, sempre di corsa sto, co' tutte le cose che devo fare, preparare, predisporre... mo' ci mancava pure 'sto esame per la patente!“

Bando alle ciance – tagliò corto la direttrice – ché io qua non ho tempo da perdere. Vediamo un po' se possiamo rinnovarle questa benedetta patente. Le farò qualche domanda, vediamo... Ecco, stia bene attenta: lei saprà sicuramente cosa sono la prima, la seconda, la terza, la qu...”

“Ehhhhhhh, direttrice – la interruppe Adelina – che, non lo so? Certo, la prima credo di non averla mai usata. Modestamente, con il decolleté che mi ritrovo, mi stanno taglie un po' più abbondanti... una terza buona buona, diciamo.”

La direttrice Sterza sobbalzò sulla sedia: “Decolleté? Terza abbondante? Ma di cosa stiamo farneticando?!?!?! Passiamo ad altro, va'! Si concentri, ché qua ne va della sua patente: parliamo delle cinture di sicurezza... “

“Le cinture, direttrice? Uuuuuuuhhh, roba superata, molto meglio una fusciacca o un bel foulard da legare in vita, così, guardi... “ E aperto il baule, con l'abilità di un prestidigitatore cominciò ad estrarne camiciole, gonne a balze, cappellini e metri e metri di stoffa colorata di ogni tipo e fantasia, a tinta unita, a pois, a righe e chi più ne ha più ne metta. “Guardi, direttrice, ho perfino preparato delle stole con il logo della scuola guida, guardi qua, ce n'è per tutti gli iscritti...”

La direttrice Sterza, ormai sull'orlo di una crisi di nervi, con le ultime scorte di calma rimastele sibilò: “Le do un'ultima possibilità, se la giochi bene, mi raccomando: mi parli della funzione dello specchietto retrovisore”

“Eh, retrovisore... e a che serve: io voglio guardare avanti, sempre avanti, mai guardare indietro, se no si è perduti!”

Basta, era troppo: con una botta tremenda, Paola Sterza chiuse la cartelletta intestata ad Adelina e scandendo bene le parole disse gelida: “Lei non la riavrà MAI, la patente!”.
 

 

 

 

 

 

 

a cura di Lucia Bartoli