La patente

di Monica Anelli



La mattinata volgeva al termine. Paola Sterza non sapeva più ormai a che santo votarsi e non vedeva l'ora che quella tornata d'esami finisse. La porta si aprì di nuovo, e una signora alta, flessuosa ed elegante fece il suo ingresso nella scuola, trascinandosi dietro quattro o cinque cartelli con scritte e improperi delle più diverse specie, in un turbinìo di volantini e fogli per la raccolta di firme.

“Mannaggia, ma tttu gguarda – diceva – che devo interrompere la manifestazione per questo benedetto esame... speriamo almeno di fare in fretta!”

“Teresa Ducci, immagino!” La direttrice sembrava sollevata: questa sembrava persona preparata.

“Sì, certo, sono io: docente di scuola primaria, e lei lo sa cosa vuol dire di questi tempi: sulla scuola si risparmia a colpi di mannaia. Si tagliano i tempi della didattica, si tagliano insegnanti, si tagliano i finanziamenti. Si deve risparmiare, siamo in crisi, dobbiamo colmare il buco del debito pubblico e poi spendiamo milioni di euro per comprare cacciabombardieri? Ma è inaudito, è scandaloso, dobbiamo reagire, dobbiamo protest...”

“Ehm, scusi se la interrompo, le sue ragioni sono sacrosante, ma qui io devo saggiare soltanto la sua preparazione in materia di automobile, quindi passerei senz'altro alla prima domanda. Mi dica: cosa ricorda del funzionamento delle candele?”

“Ah, le candele! Tra un po' useremo quelle a scuola al posto delle lampadine! Taglia di qua, taglia di lllà, che ci resta a noi? Manco l'occhi pe' piagne: nun c'avemo la carta, nun c'avemo i colori, mo' ce tagliano la luce e l'acqua e semo a posto!
Inaudito, scandaloso, pazzesco... - E brandendo uno dei cartelli si alzò, scandendo a gran voce lo slogan: “CON TUTTI – 'STI TAGLI – LA SCUOLA FA I BAGAGLI!!! E BASTA – SIAM STANCHI – CI MANCAN PURE I BANCHI!!!”

“Su, su, non siamo in piazza adesso, si risieda e si concentri – disse la direttrice - guardi qua e mi dica cosa significa questo cartello stradale...”





“Lo so io che significa! Che tra un po' ce mandano tutti a zappà, altro che storie: co' tutti 'sti tagli, dove andremo a finire? Qui si perdono le classi, i posti di lavoro, non è accettabile, non dobbiamo stare zitti, dobb...”

La direttrice rinunciò a fare la terza domanda: non avrebbe retto il colloquio un minuto di più. Si alzò, ripromettendosi di stare calma, anche se quello che uscì dalla sua bocca sembrava più il sibilo di un serpente che una voce umana.

“Se ne vada, e alla svelta, coi suoi cartelli e coi suoi slogan. Sciò, via, raus e se vuole protesti pure per questo: io la batente nun glieladddddò!”
 

 

 

 

 

 

 

a cura di Lucia Bartoli