SALUTI IN PITTURA

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SALUTI IN PITTURA

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La rappresentazione pittorica di un saluto, soprattutto quando si tratta di un abbraccio o di un bacio, non è semplice: alla difficoltà tecnica dell'unione dei corpi il pittore deve aggiungere l'intensità emotiva che sprigiona dal gesto, in particolare quando ne è protagonista una coppia di amanti.

Per questa sezione abbiamo scelto prevalentemente proprio questo tipo di saluto: l'addio drammatico del soldato che parte per la guerra e lascia l'amata o situazioni più generiche di incontri o partenze nella dinamica lui/lei. 


 
I saluti dei soldati

Francesco Hayez, il bacio, 1859, Milano, Pinacoteca di Brera

Il quadro raffigura un bacio appassionato tra due giovani in un'ambientazione medievale, riconoscibile dagli abiti e dal muro di fondo, in pietra. Ma in considerazione delle idee romantiche e patriottiche di Hayez e del suo impegno civile e politico, l'opera venne presto letta come l'addio dell'esule all’amata.

Il giovane, con il cappello, un abito che pare da viaggio e il piede sinistro poggiato su uno scalino, sembra in procinto di partire; la figura della ragazza è languidamente abbandonata tra le braccia di lui, e gli si aggrappa flessuosamente quasi per non lasciarlo andare; l’ombra di una persona proiettata contro il muro a sinistra pare quella di una spia e comunque suggerisce una certa inquietudine.

Il riflesso di luce sulla veste di seta della ragazza e il contrasto tra la luminosità del suo vestito e la massa scura del giovane intensificano il pathos della scena, che è una delle più popolari dell'Ottocento italiano.


Kandinskij, L'addio, 1903, Mosca, Galleria Tret'jakov

Si tratta di una delle numerose xilografie eseguite da Kandinskij.

La tecnica favorisce il superamento della prospettiva e l'appiattimento dei colori. L'impronta decorativa, data anche dalla forma pressoché quadrata, deriva dall'influsso dello Jugendstil, così come il tono fiabesco della fanciulla che saluta l'amato al momento della partenza sul destriero. 

 

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De Chirico, Gli addii di Ettore e Andromaca, 1931,Galleria Nazionale Arte moderna e contemporanea

Il quadro fa parte della serie dei manichini di De Chirico e prende spunto dal famoso episodio dell'Iliade (VI libro) in cui Ettore e la moglie Andromaca si incontrano per l'ultima volta sulle mura di Troia, prima che l'eroe torni a combattere per poi morire per mano di Achilel. L'incontro, dunque, ha già il sapore e il presagio di un addio.

Si tratta dell' l’unico caso di coppia mista maschile e femminile del pittore, che probabilmente si ispirò agli addii a cui assisteva, a Ferrara, che i soldati avviati al fronte facevano alle mogli, alle fidanzate, alle madri. La dimensione metafisica sottolinea l'universalità del sentimento. Ma il bacio è freddo, meccanico: non c'è nessuna emozione in questi due automi che, per De Chirico, rappresentano la solitudine dell'uomo contemporaneo.

 

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Scene di incontro e d'addio

Ambrogio Alciati, Convegno, 1918, olio su tavola, Museo del Paesaggio, Verbania

L'opera, di formato quadrato, è ancora legata nella tecnica e nel tema alla pittura del tardo '8oo lombardo della Scapigliatura.

I due amanti si avvinghiano appassionatamente come l'edera all'inferriata e richiamano, nella sensualità dell'abbraccio, tante opere  di Tranquillo Cremona, una delle quali si chiama proprio "L'edera".

La donna, in particolare, con il braccio destro proteso verso l'alto, sembra voler addirittura superare l'invalicabile barriera.

 

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Pietro Gaudenzi, La visitazione, 1934, olio su tavoletta, Museo della Scienza e della tecnica Leonardo da Vinci, Milano

L'opera risente fortemente dell'influenza della pittura del '3-'400 italiano, nella semplificazione geometrica delle forme, nella prospettiva e nella sobria gamma cromatica.

All'interno di un paesino dal sapore medievale con vicoli e scale, l'incontro tra die esili figure femminili bianche  diventa una reinterpretazione del tema sacro. Il fatto stesso che il tutto sia racchiuso entro spazi ben delineati e "civili" (il paese, la strada, la casa) conferisce un'aria rassicurante che rimanda al motivo della purezza, del pudore e della castità.

 

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Giovanni Battista Quadrone , L'ultimo bacio o Congedo, 1884, olio su tavola, Collezione privata, courtesy Galleria Clas Art, Lodi

In genere Giovanni Battista Quadrone è noto per scene di caccia minuziosamente descritte.

In questo quadro  lo vediamo invece narrare, con la leggerezza di un pittore del '700, una scenetta galante all'interno di una ambientazione rococò.

Gesti aggraziati e leziosi, pittura di tocco, in una disposizione classica del soggetto  a triangolo centrale.

Da notare il bacio e la presa dell'uomo sul velo della donna, che avvengono su sfondo bianco, quasi all'incrocio delle diagonali del quadro.


Lionello Balestrieri, L'addio, primi '900, acquatinta Scuderie del Castello Visconteo - Pavia

L'opera sembra una citazione del famoso Bacio di Hayez, ma a posizioni invertite, con la donna che avvolge e sovrasta l'uomo dal vagone di un treno che sta per portarla lontano. Anche qui c'è un commiato molto sofferto, anche qui i due sono fusi l'una nell'altro in una posa quasi vampiresca, e lui si aggrappa a lei quasi per non lasciarla andare via.

La luce pervade solo l'interno dei vagoni ferroviari, fatta eccezione per  un bagliore in basso a destra: è il lampione del  capotreno che sembra attendere la fine dell'abbraccio per dare il segnale di partenza.

 

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a cura di Armanda Bertini e Paola Lerza