Introduzione
STORIA DI UNA CANZONE
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(2'46'' - 3,15 MB)

 

Mandulinata a Napule,

di E. Murolo - Tagliaferri

cantata da Mirella de Nucci

 

Oggi sul Vesuvio non si sale che a piedi; la vecchia seggiovia che si innalzava fino alla bocca del vulcano, lambendo cumuli di lapilli e profumate ginestre, è ormai ferma.

Prima ancora, più di un secolo fa, la cima del vulcano si raggiungeva a bordo di due vagoncini, chiamati per scaramanzia "Vesuvio" ed "Etna"; essi arrancavano lentamente lungo tre rotaie, due più piccole ai lati, una più grande al centro, mentre ai loro piedi baluginava un panorama di incomparabile bellezza.

La funicolare, progettata dall’ingegnere milanese Olivieri, fu realizzata dalla ditta “Thomas Albert Cook and Son” di Londra, ed inaugurata il 6 maggio 1880.

L’iniziativa non ebbe, almeno nelle sue fasi iniziali, il successo sperato; i clienti erano pochissimi, la popolazione sembrava diffidente verso le novità, e scoraggiata da un’ancestrale superstizione  nei confronti del vulcano.

Occorreva dunque porre rimedio con un’adeguata pubblicità e cosa è meglio di una canzone che si diffonda allegramente sulle bocche di tutti?

Il delicato compito fu affidato al giornalista Peppino Turco, ed al musicista Luigi Denza, che presentarono in anteprima il loro lavoro, dal titolo "Funiculì Funiculà", durante una festa tenuta nei saloni dell’Hotel Quisisana, a Castellammare di Stabia.

Si racconta che alle prime note eseguite da Denza sul pianoforte, persino il vecchio Ammiraglio Acton lasciasse il tavolo verde, per unirsi al coro festoso.

La consacrazione ufficiale avvenne tuttavia in occasione della "Piedigrotta" del 1880.

La prestigiosa rassegna musicale napoletana era nata alcuni anni prima, allo scopo di diffondere anche tra un pubblico più colto, canzoni fino ad allora eseguite nei vicoli su allegri pianini.

La canzone vendette in un anno un milione di copie, pubblicate da Ricordi, gloriosa ditta milanese presente a Napoli dal 1864, e si può affermare, senz’ombra di dubbio, che aprì la stagione d’oro della canzone classica napoletana, destinata tuttavia ad assurgere a livelli splendidamente artistici.

Il merito fu di un taciturno giornalista ventiduenne, redattore del "Corriere del Mattino": Salvatore di Giacomo.

Gli accorati versi delle sue canzoni, uniti alle delicate melodie del musicista Mario Costa, fecero sì che, da quel momento, la canzone napoletana racchiudesse in sé un inestimabile patrimonio di costume e di arte.

Quando nel 1953 fu mandata in pensione la vecchia funicolare del Vesuvio, sostituita da una moderna seggiovia, un ente napoletano bandì un concorso per una nuova canzone, che andasse a sostituire "Funiculì Funiculà". Nonostante gli allettanti premi in palio, nessun lavoro pervenne alla giuria; i napoletani non se la sentirono di cancellare dalla loro memoria uno squarcio di storia e di vita così mirabilmente rappresentato…