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 La festa dei morti

      “Se fai la brava i morti ti portano i giocattoli, altrimenti niente…”. Quando io o mia sorella, piccole birbanti, ne combinavamo qualcuna delle nostre, mia madre era solita dirci così e noi diventavamo subito bambine brave e ubbidienti.
     I giocattoli arrivavano una volta l’anno… per la festa dei morti,  ne ricevevamo in quantità, in casa e dai parenti, ma dovevano durare per tutto l’anno.
     A fine ottobre i negozi sono stracolmi di giocattoli, vengono esposti anche all’esterno ed è una gioia per noi bambini che possiamo guardare senza toccare e sperare che i “nostri morti” ce li regalino. I genitori portano in giro i bambini, ma non comprano nulla in loro presenza, anzi c’è un tacito accordo con i negozianti, che ai bambini dicono di non poterli vendere e che dovranno chiederli ai morti. Finita la giornata di Ognissanti, con visite di auguri a parenti e amici che si chiamano “Santa”, “Santuzza”, “Santo”, la sera si va a dormire presto. Noi bambini siamo ansiosi ed insieme allarmati, c’è il desiderio che arrivi presto il mattino e la paura dei morti che  circoleranno per casa durante la notte, sia pure per portare i giocattoli! Se ti trovano sveglia ti  “cattigghiunu i pedi
. Questa cosa mi preoccupa moltissimo, così vado a letto molto presto per non correre il rischio di essere ancora sveglia quando i “morti” arrivano. Mia sorella dorme nella stessa camera mia e vive le mie stesse emozioni. Il sonno interrompe ipotesi e sogni… “Forse mi portano la bambola  grande con i vestiti belli… la carrozzina per farla dormire… il ferro da stiro…, e se non riesco a dormire, come faccio?” Un brivido serpeggia lungo la schiena e mi raggomitolo su me stessa infilando anche la testa sotto le coperte. La prima luce che filtra attraverso le imposte mi trova sveglia. Mi precipito giù dal letto, scuoto mia sorella e subito corriamo in giro per casa a cercare i giocattoli.
      Una notte dei morti sono a casa di nonna Ciccina. Sono sveglia dall’alba e vado in giro per casa,  rovistando in ogni angolo… trovo i regali dei morti nello studio in cui zio Fino fa doposcuola. Sul tavolo grande dove studiano i ragazzini vedo una enormità di cose. Resto per un attimo incantata e intimorita sulla soglia, sono presa da un’eccitazione incontenibile, comincio ad andare avanti e indietro, giro intorno al tavolo, saltello, lì una bambola grande ed elegante seduta e con le braccia un po’ sollevate, accanto un’altra  piccola e morbida, più in là una palla di gomma colorata e lucida, un caleidoscopio, una bellissima trottola rossa, una scatola portapenne in legno con il coperchio a scorrere. Ci sono pastelli, matite, quaderni ed altri oggetti per la scuola, una mantellina azzurra e le calosce per la pioggia, piccoli orecchini d’oro “a boccola”, sciarpa e guanti di lana, oltre a tanti, tantissimi dolciumi: zuccherini ripieni di liquore, frutti di pasta reale, ossi dei morti, ramette di Napoli, caramelle e cioccolatini… una vera festa. Dopo un paio d’ore si va a trovare i parenti per scoprire se i morti hanno lasciato qualcosa per noi anche a casa loro. Per strada tanti ragazzini schiamazzanti, da soli o in compagnia dei genitori: chi ha un fucile appeso ad una spalla, chi porta stretta al petto una bambola, chi si tira dietro una bicicletta nuova fiammante. Un ragazzo già grandicello si diverte a lanciare u tuppetturu che schizza tra i piedi dei passanti rischiando di farli andare a gambe per aria e questo genera risate e schiamazzi. C’è un’allegra euforia, c’è confusione e chiasso di bambini e ragazzi per le vie, scoppi di fucili a piombini, pistolettate, pianti e risate argentine. Rientro a casa felice e piena di giocattoli, ogni nuovo regalo è altro divertimento e occasione di meraviglia. I grandi giocano insieme ai piccoli, specie quando i morti portano trenini e macchinette di latta, camion col cassone ribaltabile, pianoforti e chitarre. Una gran giornata, memorabile davvero!
       Il giocattolo più bello e pregiato che ho ricevuto da piccola per la festa dei morti è una magnifica bambola di porcellana… un cappuccetto rosso che conservo ancora, regalatami da zia Santuzza.
     
Il pomeriggio si andava con mamma e papà al cimitero per portare fiori ai morti e ringraziarli dei regali che ci avevano fatto trovare.

Sebastiana Schillaci


 

 

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