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 I Conti di mio padre

Ogni domenica la nostra piccola sala da pranzo era per lui.
Dopo una settimana di duro lavoro in mezzo al mare entravano i suoi uomini in silenzio per non disturbare noi che ancora dormivamo.
Nel quadernino con la copertina marrone e con l’elastico rosso scriveva il “dare”.
La matita era il suo computer ed era orgoglioso che i conti erano fossero sempre perfetti.
Alcuni di loro non sapevano né leggere né scrivere, ma lui, lo stesso, con delicatezza, spiegava le spese che c’erano state e la vendita del pescato.
Un po’ alla volta riuscirono a fare delle semplici operazioni e a mettere la loro firma, e lui ne era molto orgoglioso.
Si fidavano di lui i suoi uomini, e avevano molto rispetto.
Mio padre ascoltava i loro problemi, li aiutava senza mai chiedere niente in cambio.
Un bicchiere di vino era sempre pronto sul tavolo insieme a una fetta di polenta o a delle uova sode.
Li sentivo chiacchierare e progettare i lavori per la settimana mentre dalla camera io e mia sorella incominciavamo a svegliarci e impazienti aspettavamo che uscissero per andare in cucina a fare colazione, per poi andare a messa. 

A mio Padre, che č stato meraviglioso, regalo questi pensieri.

Mariliana Bortoluz

 


 

 

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