ex cathedra

 CHE COSA È CAMBIATO

Una storia voglio raccontarvela io. Non cestinatela, è una bella storia. Risale a tanto tempo fa, agli anni settanta, quando andavo ancora a scuola come allieva e non come insegnante.

Ricordo che il professore di italiano chiese a bruciapelo a un mio compagno chi avesse scritto Il passero solitario

-          … V-verga?...- azzardò il mio compagno esitante

-          VEEERRRGAAAA??? – sbottò il professore – ma vallo a dire a tua sorella!

Ci fu un attimo di gelo nella classe. In quel gelo si udì la voce, sussurrata ma ben percepibile, del mio compagno che diceva:

-          Mia sorella è morta due mesi fa…

Altro gelo. Ricordo i due sguardi che si incrociarono nel silenzio, quello del prof nell’imbarazzo e nella consapevolezza di aver fatto un’uscita di pessimo gusto, la peggiore che potesse fare; quella del ragazzo nella dignità di un riserbo che gli aveva impedito di sbandierare i suoi lutti familiari a giustificazione del suo non essere preparato. Finì così, con quello sguardo impotente da parte di entrambi, perché ormai la frittata era fatta e non c’era santo che tenesse, bisognava girar pagina ed essere uomini, perché la vita andava avanti, il professore era e rimaneva un bravo insegnante e il ragazzo doveva metabolizzare il dolore. Punto.

Proviamo a immaginare la stessa scena oggi. Orrore! Il pargolo correrebbe a casa a riferire ai genitori, i genitori andrebbero a fare le rimostranze dal preside, il preside convocherebbe il docente e forse anche il consiglio di classe, i compagni ne parlerebbero sui social e la cosa arriverebbe ai giornali. Apriti cielo. “Insegnante offende la defunta sorella di un allievo”, “Giù le mani dai morti, la scuola pensi ai fatti suoi”, “Pericolosa intrusione nella privacy delle famiglie da parte di un docente”… ecco alcuni dei possibili titoli. Scandali e ripercussioni sui social, tweet a sfare, “mi piace”, hashtag sulla malascuola e via dicendo.

Ci domandiamo che cosa è cambiato. Ecco, questo è cambiato. Il senso del pudore, della dignità. Il valore del silenzio, del buon senso. Quello dell’esperienza che docet sempre, anche quando fa male.

Paola Lerza