logo Storie del Lupo, della Volpe e di altri animali della foresta spaziopiccoli

Testo di Giacomo Ferrera - Immagini restaurate dagli originali dell'autore da Teresa Ducci, Lucia Maria Izzo e Liliana Manconi

 

Queste storie mi sono state raccontate

quando ero bambina da mio zio Giacomo.

Era l'inverno del 1964.

Lo zio, che non aveva figli, si divertiva

a scrivere e a raccontare, o a leggere,

queste favole ai suoi nipoti.

Sono le avventure del Lupo, della Volpe

e di altri animali che vivevano

in una non meglio specificata foresta,

la quale a sua volta si trovava vicino al palazzo

 di un non meglio specificato Re.

I personaggi di queste vicende

avevano tutti una loro connotazione

ben precisa, e noi bambini sapevamo

che il Re era ricco, potente ma circondato

da collaboratori stupidi; sapevamo

che la Volpe era astuta e accorta, ordinata

e sempre impeccabile nella sua tana pulita;

sapevamo che il Merlo dal becco giallo

si esprimeva solo in versi e rispondeva solo

a chi gli si rivolgeva in rima.

Ma il nostro eroe era il Lupo, goffo, disordinato,

sporco e pasticcione, padrone di una tana

puzzolente di cui non doveva

rendere ragione a nessuno, beato lui!

Le storie erano semplici ma scritte con estrema cura

e con il gusto della narrazione,

ed erano anche illustrate dalla mano dello zio,

che, pur non essendo un pittore, con la matita

e i colori  se la cavava piuttosto bene.

Così noi bambini imparavamo

i nomi degli alberi e degli uccelli,

il modo di costruire un dialogo,

la logica delle gerarchie sociali

e una lunga serie di cose che appariranno

evidenti a chi avrà la pazienza

di leggere queste pagine.

Lo zio Giacomo è morto nel 2013 all'età

veneranda di 100 anni.

PAOLA LERZA

 

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LE IMMAGINI PRESENTI IN QUESTE PAGINE

SONO STATE DISEGNATE DALL'AUTORE,

RESTAURATE E RICOLORATE

DA TERESA DUCCI, LUCIA MARIA IZZO

E LILIANA MANCONI

 

 

1. Quel che avvenne nel palazzo e nella foresta

Quando al mattino il Re scese per fare colazione, trovò la cuoca Filomena disperata, Bernardo che non capiva niente e la dispensa vuota. Quei manigoldi del Lupo e della Volpe avevano portato via tutto.
Il Re, furibondo, chiamò Bernardo e gli disse:
- D’ora in avanti, ogni sera, mi consegnerai la chiave della dispensa. Vedremo un po’ se quei due ladroni verranno ancora a saccheggiare tutte le mie provviste!
Poi, mandò Filomena, il Gran Ciambellano e il Ministro al mercato, con l’ordine di comprare tutto quello che mancava per rifornire la sua dispensa.
Vediamo, intanto, cosa facevano il Lupo e la Volpe nella foresta.
La Volpe, nella sua bella tana, si preparava bei pranzetti confezionando per bene tutta la roba che aveva. Il Lupo, sporco e disordinato, nella sua tana sudicia, quando aveva fame mangiava tutto quello che gli capitava: riso crudo con tutto il cartoccio, pasta cruda con lo zucchero, biscotti con tutta la carta, farina con il sacchetto, salami interi con cartocci di caffè. Quando si era ben rimpinzato, si metteva a dormire come al solito, in mezzo a tutto quel sudiciume. Ma l’inverno era lungo e rigido, il freddo pungente. Il vento sibilava fra i rami degli alberi, portando con sé folate di neve; i ghiaccioli ricoprivano tutto: pareva che la foresta fosse di vetro.
La Volpe un giorno andò alla tana del Lupo e lo chiamò. Il Lupo rispose con un rumoroso sbadiglio, senza neanche mettersi la zampa davanti alla bocca, e finalmente si svegliò.
- Le nostre provviste stanno per terminare – disse la Volpe – e bisogna di nuovo pensare a rifornirci. Sei disposto a tornare stanotte nella dispensa del Re e a fare un altro bel carico di roba da mangiare?
- Sì – rispose il Lupo, che quando si trattava di mangiare capiva sempre tutto.
- Allora prepara il sacco. Questa notte si va. Però ti raccomando di non mangiare, di non bere e di non tirare puzze fino a quando non saremo tornati.
Così quella notte stessa partirono, entrarono quatti quatti nel palazzo, trovarono la dispensa aperta e caricarono i loro sacchi. Il Lupo non fece nessuna sciocchezza e riuscì a seguire le istruzioni della Volpe. Brillavano le stelle nel cielo e il vento gelido soffiava ululando mentre i due manigoldi tornavano alle loro tane sotto il peso dei sacchi pieni da scoppiare. Come avessero fatto a trovare aperta la dispensa nonostante gli ordini severissimi del Re è cosa che presto saprete.
Prima di separarsi, la Volpe disse al Lupo:
- Le cose vanno bene. Approfittiamone finché è tempo. Torniamo la prossima notte e facciamo ancora un altro carico. L’inverno è lungo.

2. Il Re perde la pazienza

Ancora una volta, la mattina seguente il re rimase senza colazione.
- Questo non è un palazzo reale – gridava – ma un rifugio di ladri! Tutto mi hanno rubato, sotto gli occhi del portiere che dorme sempre! Bernardo! Vieni qua!
Il dispensiere Bernardo accorse,
- Ai suoi comandi, signor Re!
- Te li do io i comandi, adesso! Come mai la dispensa è vuota? Non chiudi la porta prima di darmi la chiave?
- Mi è stato detto di consegnare la chiave ogni sera – rispose Bernardo con l’aria più scema di questo mondo – non mi è stato detto di chiudere prima la porta!
- Questo non è un palazzo reale – disse il Re – ma la casa dei cretini! D’ora innanzi, prima di darmi la chiave, chiudi la porta della dispensa e chiudila bene.

3. Il Lupo e la Volpe tornano ma trovano la porta chiusa

Il giorno seguente, Filomena con il Primo Ministro e il Gran Ciambellano dovettero correre un’altra volta al mercato per ricomprare tutte le provviste, con le quali riempirono la dispensa vuota. Alla sera, Bernardo chiuse bene la dispensa e consegnò la chiave al Re.
Nella notte, ecco tornare quatti quatti il Lupo e la Volpe, puntualissimi. Ma la porta della dispensa era chiusa.
- Io spacco tutto – disse il Lupo.
- Tu non spacchi niente – rispose sottovoce la Volpe –ci conviene ritornare alla tana e studiare il modo di entrare nella dispensa senza che né il Re né Bernardo se ne accorgano.
- Io spacco tutto! – disse il Lupo.
- Zitto e vieni via! – consigliò la Volpe.
- Aspettami fuori – disse il Lupo alla Volpe – perché prima di uscire devo fare una cosa.

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