"COSE DA FEMMINE...COSE DA MASCHI"

La storia di Flavia e Piero

Ascolta la fiaba (7'20")

 

C’era una volta una bambina di nome Flavia che viveva in un luogo fantastico, Castel Leone, un paesino alle falde dell’Etna, il Vulcano più alto d’Europa detto anche Mongibello.

Flavia era una bambina dolcissima, sempre sorridente e tanto carina. Il suo viso, adornato da riccioli scuri, ispirava tanta tenerezza ed il suo sorriso sprizzava  una raggiante allegria. Flavia era una bambina molto curiosa, amava stare all’aria aperta e lasciarsi incantare dalle meraviglie della natura. Era attratta dai luoghi magici e affascinata dalle forze misteriose che albergano dentro il vulcano. Spesso insieme al suo amico Piero, un bambino suo vicino di casa, andavano a rifugiarsi negli antri scavati dalla lava all’interno della roccia vulcanica per scoprirne i segreti nascosti. Durante le eruzioni, insieme, stavano ore ad osservare la lenta discesa della lava sui fianchi del vulcano, rimanendo catturati dai bagliori e dalle scie luminose dei lapilli ma anche un po’ impauriti dai rumori cupi e dai tonfi dei materiali caduti al suolo. La loro era un’amicizia davvero speciale, infatti non si stancavano mai di parlare e fantasticare sul loro futuro. Un giorno Flavia disse a Piero:  - Da grande voglio fare la vigilessa del fuoco, così potrò spegnere tutte le fiamme che divorano betulle, platani, frassini e  uccidono uccellini, farfalle e coccinelle.

- Io invece - disse Piero - Vorrei fare il maestro d’asilo per stare con i bimbi piccoli, raccontar loro tante favole e far giochi divertenti.

Flavia e Piero si volevano così bene che appena diventarono grandi si sposarono.

Erano una coppia molto unita e si aiutavano a vicenda, dividendosi i lavori di casa; Piero ad esempio lavava i piatti, passava l’aspirapolvere sui tappeti e cucinava mentre Flavia stirava, spolverava mobili e spazzava pavimenti.

Un brutto giorno però bussò alla porta una strega cattiva e  quando Piero le aprì, lei gli disse: - Cercavo proprio te! Ti ho visto sai mentre svolgevi le faccende domestiche che devono fare  le femmine!  Sei il disonore del genere maschile! Ora ti farò una fattura malefica, così la smetterai! Tiktrichì… Tiktricà... Piero i mestieri non più farà!

E cosi da quel giorno Piero si rifiutò di aiutare Flavia. Al ritorno dal lavoro, dopo una giornata faticosa, le toccava svolgere tutte le faccende domestiche da sola mentre Piero stava spalmato sul divano a guardare la tv. Iniziarono cosi a litigare e stavano arrivando al punto di lasciarsi, ma Flavia era ancora innamorata e voleva far di tutto per salvare la loro unione.

Una mattina, memore dei luoghi frequentati da bambina, si recò lungo le sponde del vicino fiume Alcantara là dove si formano le gurne, piccoli specchi d’acqua dal contorno circolare circondati da boschetti di salice bianco e da eleganti piante di papiro.

Vi era in quel luogo una deliziosa chiesetta bizantina, detta “a cuba” per la sua forma, con la cupola arrotondata e la facciata adornata da piccole finestre e bellissimi portoni di legno traforato. Tutto  intorno era un rigoglio di piante odorose: oleandri, ginestre e tamerici creavano una splendida macchia di colore. Nel piccolo laghetto il merlo acquaiolo catturava le sue prede sul fondo  sotto sassi e pietre che rovesciava con grande abilità. Flavia lo osservava incuriosita quando, ad un tratto, sentì un lieve fruscio provenire dal vicino boschetto, si girò e vide una figura di donna  dalla carnagione molto chiara, bella, alta con i capelli lunghi, ricci e biondi.

Era la Fata Acquazzurra che, conoscendo le angustie che affliggevano il cuore di Flavia , le si avvicinò e, rivelandosi, così le disse :

- So quanto l’incantesimo della strega ti ha fatto star male e, poichè sei un animo sensibile, ho deciso di darti una mano e di liberare Piero dall’incantesimo.Adesso manderò merlo acquaiolo da lui e se egli supererà una prova a cui il merlo lo sottoporrà verrà liberato dal sortilegio. E così avvenne.

Il merlo fu trasformato in un guardiaparco che, una volta giunto da Piero, lo informò su quanto era successo a Flavia, la quale (secondo il piano della fata) era stata rapita e nascosta all’interno dei sotterranei della chiesetta  dove anticamente erano stati sepolti diversi monaci. Questi, con il passare dei secoli, ormai erano diventati degli scheletri rinsecchiti e poichè Piero sapeva della grande paura che  Flavia provava per quegli orridi esseri, alla proposta del guardaparco di realizzare un lenzuolo con bordura in pizzo di cantù, preoccupato per la sorte di lei, accettò subito.

In men che non si dica realizzò il manufatto che secondo le usanze di una volta era un lavoro esclusivamente femminile.

A conclusione della prova, brillantemente superata, il merlo riprese le sue vere sembianze, ritornò dalla Fata Acquazzurra e la informò dell’esito positivo.         

Così  l’incantesimo svanì. Flavia ritornò a casa dove trovò Piero intento a stirare i panni. Egli, nel vederla arrivare, sorridendo esclamò:

- Ma chi l’ha detto che stirare, spazzare, spolverare, cucire, lavare i pavimenti, cucinare son solo lavori da femmine?

Il merlo acquaiolo, che intanto passava di lì, ascoltando quelle parole disse tra sé e sé :

- Già! ma dove sta scritto?

(Linda Foti)