GIUFÀ E LA BARCA

Ascolta la fiaba (3'01") Montaggio audio: Ada Giammarinaro

 

Un giorno la famiglia di Giufà voleva fare una vacanza. Ma il padre di Giufà non sapeva dove trovare i soldi. Allora una sera riunì la sua famiglia e stabilì che tutti dovevano lavorare un po’ di più e così avrebbero accumulato più soldi. Ognuno doveva lavorare dalle 7:00 di mattina alle 20:00 di sera.
Dopo due mesi di questa vita avevano accumulato 250 monete: bastavano per una vacanza.
Fecero le valigie e, dopo le raccomandazioni della madre al figlio, famoso per la sua “grullaggine”, partirono con una barca che avevano preso a nolo.

Nella barca c’erano: la sala di comando, la cabina per dormire, il ponte per giocare e una barchetta di salvataggio. Entrati, Giufà si mise subito a giocare al falegname. Prese martello e chiodi e iniziò a mettere chiodi nel pavimento di legno. Giufà bucò la barca con i chiodi e disse ai suoi genitori che chissà come mai sulla barca si era fatto un buco ed era entrata acqua sul pavimento! In pochi attimi l’acqua continuò ad aumentare il suo livello, allora i naviganti infilarono i giubbotti di salvataggio, abbandonarono la barca, salirono sulla scialuppa e arrivarono in un’isola deserta.

Giufà, mortificato, spiegò ai suoi genitori che era stato lui a bucare la barca, allora il padre disse a Giufà: ”Bravo! Mi meraviglio di te che non hai rotto anche la barca di salvataggio! Perché non rompevi pure quella?”. Poi la madre disse: ”Noi facciamo un giro di perlustrazione per l’isola, vediamo di procurare del cibo, tu cerca di non combinare altri danni!”

Giufà, per l’ennesima volta, prese chiodi e martello e volendo ubbidire al padre, ruppe la barca di salvataggio. I genitori tornarono e videro la barca rotta. Il padre gli diede tante di quelle botte da farsi venire le mani rosse, mentre Giufà diceva: ”Non sei contento padre? Me l’hai detto tu! Non ricordi?” La famiglia di Giufà restò lì per altri 16 mesi prima dell’arrivo di una nave a salvarli. E intanto la coppia di genitori si chiedeva come avrebbero fatto con un figlio così grullo.
 

(Adele Chiappisi)