PIRIPICCHIO E GIOSUE’

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Tanto tempo fa, in un paese lontano lontano, viveva un bambino che tutti chiamavano Piripicchio, perché era vivace e piccolino. Girava di qua e di là senza sosta ed era sempre pronto ad aiutare i suoi genitori e tutti quelli che conosceva. Nessuno sapeva però, che Piripicchio aveva scoperto cose che i grandi non sospettavano e gli altri bambini nemmeno. Era così basso di statura che vedeva tutte le cose più piccole, poteva osservare le piante e i fiori da vicino, di sotto e di lato e lì c’erano tante creature che solo lui riusciva a scorgere. Era sempre gentile con tutti e salutava persone, animali e piante. Un giorno, mentre correva nel bosco per fare ritorno in paese, si sentì chiamare:
- Piripicchio, perché così di fretta? Fermati.
La voce era grossa e la luce scarsa perché stava per giungere la sera. Si guardò intorno, ma non vide nessuno.
- Ehi, sono qui - ripetè la stessa voce – alla tua sinistra, come fai a non vedermi?
Piripicchio sbirciò meglio e quel che vide non fu una persona adulta, come aveva creduto in un primo momento, ma un ciuffo di capelli rossi ed un occhio che sbucavano da sotto un fungo. Restò a bocca aperta e senza parole per lo stupore, perché nel mondo basso aveva visto di tutto, ma un esserino così piccolo e con un vocione così grosso mai!
- Chi sei e cosa vuoi da me? Anzi, ora che ci penso, come fai a conoscere il mio nome? E’ tardi e devo andare …
- Sono lo gnomo Giosuè, ti conosco da tempo e ti stavo aspettando perché ho bisogno di un tuo favore.
Fino a quel momento, gnomi Piripicchio non ne aveva visti ancora e quello lì si confondeva con le foglie del bosco perché aveva il viso giallo ed il vestito verde scuro. Gnomo Giosuè gli spiegò che nel suo mondo c’erano solo quei tre colori, giallo, verde e rosso appunto … e lo invitò a seguirlo.

 

Il ragazzino, incuriosito, dimenticò che doveva portare a donna Cosima l’erba che aveva preso nel bosco per guarire Giacinta, la figlia gravemente malata, e seguì lo gnomo che intanto si era avviato, ed andava veloce … Arrivarono ad grosso castagno ed in mezzo alle radici si apriva un buco, grande abbastanza da farli passare, in cui si infilarono … Giosuè avanti e Piripicchio attaccato a lui. Quasi subito sbucarono in un posto la cui luce abbagliò il ragazzino, che dovette ripararsi gli occhi con il braccio per non restare accecato … Quando i suoi occhi si furono abituati, notò che i colori erano i soliti tre, ma quanto brillavano …! Il giallo risplendeva come tante pagliuzze di sole sfavillanti, il rosso gli sembrò generato da tanti carboni accesi, così erano le foglie di altissimi alberi di cui non si scorgeva la cima, ed il verde poi, era uno spettacolo perché risplendeva come gemme di smeraldo colpite da un raggio di luce.

C’erano tanti gnomi lì, che si davano un gran da fare e correvano da tutte le parti. Giosuè aspettò che Piripicchio si riprendesse dallo stupore e lo invitò a seguirlo. Lo condusse lungo un sentiero che attraversava un prato verde smeraldo fino a quando giunsero ad un ruscello, le cui acque luccicavano come se in mezzo vi fossero miliardi di stelle, si fermarono nel punto preciso in cui una cascata formava in basso una polla e l’acqua che scendeva schizzava da ogni parte, facendo un rumore di campanelli d’argento. Piripicchio allungò la mano per bagnarla con l’acqua invitante, ne ebbe una bellissima sensazione di fresco e di serenità ma, quando la ritirò, si accorse che la sua mano era rimasta perfettamente asciutta! Quale meraviglia ne ebbe il ragazzino …! Giosuè spiegò che l’acqua del ruscello raccoglieva tutte le lacrime versate dalle mamme del mondo ed era un’acqua magica, perché poteva guarire da malattie per le quali nel mondo di sopra, quello degli uomini, non esistevano medicine.
- Come può farlo se non bagna neppure! E poi, per guarire la piccola Giacinta ho cercato l’erba medica nel bosco, che devo portare a donna Cosima. Ecco … vedi?
- Questa erba da sola non basta a guarire Giacinta dalla sua malattia – e mentre parlava, prese l’erba e la accostò delicatamente alla cascata, fino a quando non fu bagnata per bene dall’acqua magica. La tenne qualche minuto ancora e poi … -
- Ecco la tua erba medica, adesso è pronta per guarire Giacinta. Puoi consegnarla alla sua mamma. Ti raccomando, però, … non devi raccontare a nessuno quello che hai visto - e gli diede un pezzo di legno scolpito e levigato a forma di virgola, con un buchino sottile al centro e un laccio per appenderlo al collo – Se hai bisogno di me, soffiaci dentro con forza ed io mi farò vivo … ma cercami solo in caso di vera necessità, altrimenti non mi vedrai più.

Lo gnomo poi lo riaccompagnò all’uscita e sparì. Piripicchio notò che la luce del bosco era identica a quella che ricordava quando aveva incontrato Giosuè … era come se il tempo si fosse fermato!
Corse a consegnare l’erba a donna Cosima e la piccola Giacinta dal suo lettino accennò un sorriso in direzione di Piripicchio, che subito dopo andò via.
L’indomani, Giacinta correva sana e felice per le vie del paese, l’erba medica aveva fatto il miracolo.
Qualche giorno dopo Piripicchio ritornò nel bosco sperando di incontrare di nuovo Giosuè per ringraziarlo … Cercò il grande castagno, ma non c’era più, cercò il buco tra le radici dei castagni intorno, ma non vide nulla … notò soltanto una foglia verde che si agitava … e non c’era vento!
Sorrise, accarezzò il legno a virgola appeso al collo e capì che avrebbe incontrato ancora il suo amico Giosuè … lo gnomo.
 

(Sebastiana Schillaci)