L’episodio che vi voglio raccontare non è propriamente
scolastico, ma i protagonisti sono degli insegnanti, perciò, secondo me, può
trovare spazio anche in forumlive.
Per poter procedere devo fare alcune premesse, apparentemente non collegate tra
loro, ma a un certo punto il collegamento diventerà palese.
Io abito a Milano e la mia scuola era la scuola del mio quartiere; nel quartiere
abitavano anche parecchi dei miei colleghi e con alcuni di essi c’era un
particolare affiatamento: spesso ci trovavamo anche fuori dalla scuola,
conoscevamo i rispettivi coniugi e così via. Un protagonista di questa storia
(l’altra sono io) è Giovanni, il mio collega di Educazione Fisica, ex giocatore
di basket, allenatore della squadra dell’istituto, vecchia conoscenza anche di
mio marito (ex giocatore e appassionato di basket pure lui). Il collega, sposato
a sua volta con una collega, era anche appassionato di libri, musica, cinema,
viaggi, insomma una persona con molteplici interessi.
Una bella mattina me lo vidi arrivare in classe e, dato che stavo facendo
lezione, si limitò a chiedermi, a voce molto bassa per evitare che i ragazzi
sentissero: “Ti andrebbe di venire domani sera a vedere Galis? Sto facendo un
giro tra i colleghi per comprare i biglietti tutti insieme” .
E qui cominciò l’equivoco: dovete sapere che la sera dopo giocava una partita di
Coppa dei campioni di basket la squadra di Milano, non ricordo neanche come si
chiamasse allora, la partita era contro l’Aris di Salonicco, squadra nella quale
la stella più famosa era il giocatore Galis.
E siccome quando il diavolo ci mette la coda tutto congiura, aggiungete alle
premesse il fatto che mio marito fosse all’estero per lavoro e tornasse
esattamente il giorno dopo, nel tardo pomeriggio (perciò in tempo per la
partita).
E adesso torniamo in classe e godetevi la narrazione.
Io risposi: “Ma certamente! Pensa: Alfredo (mio marito) torna proprio domani
sera e temeva di non riuscire a procurarsi i biglietti, sarà contentissimo! Però
non sono certa dell’ora del rientro, posso darti una conferma domani mattina?”
“Nessun problema, tanto prendiamo i posti migliori, così possiamo andare anche
all’ultimo momento e se tuo marito non ce la fa ad arrivare in tempo troviamo
sempre da rivendere il biglietto”. Alla sera comunicai a mio marito la bella
notizia e, riferendo le rassicurazioni del collega, gli suggerii di venire alla
partita direttamente dall’aeroporto.
Il mattino dopo confermai al collega la nostra partecipazione e ci mettemmo
d’accordo per ritrovarci sotto casa mia per andare con una macchina sola.
Alla sera, all’orario stabilito, ci ritrovammo e qui la serie degli equivoci
continua: all’appuntamento si presentò anche la collega di Educazione Musicale,
io, un po’ stupita (ma forse anche stupida, direte voi) le dissi: “ Ah ci sei
anche tu?” E lei di rimando. “ Perché no?” “ Non avevo idea che interessasse
anche a te” ribadii.
Ci avviammo in macchina, eravamo in quattro: il collega con la moglie, la
collega di Ed. Musicale e io. Questa la conversazione:
Giovanni: “Speriamo di vedere un bello spettacolo!”
Io: “Beh , è sempre molto coinvolgente, gli spettatori hanno la capacità di dare
quella marcia in più per la riuscita”
Giovanni: “E’ veramente una fortuna poter vedere Galis, non si esibirà ancora
per molto”
Collega di Ed. Musicale: “Oggi sono andata in quel nuovo negozio di articoli
sportivi, c’era un’offerta per scarpe da trekking, me ne sono presa due paia
così sono a posto per un po’”.
Nel frattempo questi erano i miei pensieri: “Ma guarda come sta invecchiando
Giovanni, è la seconda volta che sbaglia la pronuncia del nome di Galis, e poi
non capisco perché vada da quella parte: il palazzetto è dalla parte opposta,
però magari lui conosce una strada meno trafficata; avevo dimenticato che Maria
è molto sportiva, naturale che non voglia perdersi questa partita!”. A un certo
punto, però, all’ennesima svolta a destra quando io sarei andata a sinistra mi
venne in mente di chiedere: “Ma dobbiamo passare a prendere qualcun altro?” “
No, perché?” “ Perché io sarei andata dall’altra parte”. “Non vedo perché ” “
Ma, scusa , dove stiamo andando?” Replicai io, pensando, a questo punto, che la
partita non si svolgesse al solito palazzetto ma in qualche altro impianto
sportivo. “Al Lirico” la risposta. “Ma come diavolo fanno a giocare al Lirico?”
“Giocareeeee? Ballare!” “ Ballareeeee?” La spaventosa visione di 10 giocatori di
basket in tutù mi attraversò come un lampo la mente, subito soppiantata dalla
visione di mio marito in paziente attesa davanti al palazzetto. A questo punto
tutti i pezzi andarono al loro posto: Giovanni aveva detto, per quanto a voce
bassa, Gades (il famoso ballerino di flamenco) e Gades aveva continuato a dire
per tutto il tempo, ma io convinta che LUI fosse rimbambito avevo continuato a
pensare a Galis; alla collega di Educazione Musicale, evidentemente, lo
spettacolo di un balletto interessava come e più di una partita di basket; io
non ricordavo che in quei giorni a Milano si sarebbe esibito Gades e,
soprattutto, ero stata fuorviata dal fatto che la proposta venisse dal collega
di Educazione Fisica. Chiarito in qualche modo l’equivoco con i colleghi mi
fiondai giù dalla macchina e saltai su un taxi preso al volo, perché l’idea di
mio marito, appena sceso dall’aereo, stanco morto, in vana attesa di moglie con
biglietti per la partita, se permettete, francamente mi sconvolgeva. In ogni
caso tutto è bene quel che finisce bene: Alfredo aveva trovato un amico con due
biglietti in più, il taxi fu velocissimo (si vede che in giro non c’era nessuno:
o erano alla partita o erano al balletto) e riuscimmo a sederci mentre l’arbitro
alzava la palla per l’inizio della partita. Veramente non è che poi tutto sia
finito benissimo: tanto per cominciare Gades l’avrei visto veramente volentieri
e poi per diversi mesi sono stata oggetto di battute e spiritosaggini varie da
parte dei colleghi che, vuoi perché erano andati allo spettacolo, vuoi perché
erano stati rapidamente informati dagli altri, il mattino dopo, non potevano
perdere l’occasione di sfottere Marina “la precisina”.
Marina
Bassi
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