Anno: 1974.
Luogo: Roma;Borgata del Trullo. Scuola Elementare Collodi
Ambientazione: anni di piombo; i primi spacci di droga; banda della Magliana.
Personaggi: una maestra/ina di soli 25 anni, appena entrata in ruolo; un
piccolo malandrino di nove anni; due esponenti della malavita locale.
Scena: ore 11 di una mattina, in una terza elementare… due “signori” dai modi
imperiosi bussano alla porta e chiedono all’insegnante di far uscire un
alunno…perché gli devono parlare! Risposta della maestra alle prime armi: “Chi
siete e cosa volete?”
“Vogliamo dargli una lezione perché di notte va a rubare le autoradio nelle
macchine!”
L’insegnante reagisce: “Finché sta in classe, l’alunno è sotto la mia
responsabilità e io non lo faccio uscire dall’aula! Andate dai genitori se avete
qualcosa da dire!”
All’uscita da scuola, la stessa insegnante accompagna l’alunno a casa, un
casermone delle case popolari...i cui inquilini coltivavano il basilico nelle
vasche da bagno, e non è fantasia. Fra gli abitanti spiccano spacciatori,
sfruttatori, rapinatori. La maestra spiega la situazione ai genitori del
ragazzino, invitandoli sia a proteggere il figlio dalla vendetta di quei tipi,
sia a controllare cosa facesse!
Epilogo: qualche mese dopo, un altro genitore rivela all’insegnante che la
“malavita” locale la rispettava molto per la sua fermezza… e che poteva stare
tranquilla riguardo la sua “ macchina” ( la mitica 500 rossa) perché nessuno
gliela avrebbe rubata né danneggiata!
Anno, luogo, ambientazione e
personaggi: i nostri giorni, una scuola qualsiasi di una città qualsiasi, una
qualsiasi insegnante alle prese con situazioni che purtroppo rimangono sempre le
stesse.
Cambia l’atteggiamento dell’insegnante, spaventato e impotente, e la famiglia è
troppo spesso, quasi sempre, sorda agli appelli, anche quelli disperati. La
storia non è più la stessa, l’epilogo è da inventare… ma è sotto gli occhi
rassegnati, increduli, tristi di tutti noi, è nelle notizie di un qualsiasi
telegiornale… storia di una ennesima, inarrestabile, perpetrata violenza.
Cosa è avvenuto in questi anni, per cui gli insegnanti non osano più imporsi di
fronte alla prepotenza, neppure a quella degli stessi alunni? Cosa si è rotto in
tutti noi, per cui si finge di non vedere per non intervenire, si è incapaci di
dire un “no” ad alunni e genitori, ai nostri stessi figli? Per quale motivo
nessuno osa più rimproverare chi si accanisce contro un debole? Cosa abbiamo
perduto, e cosa non abbiamo saputo trasmettere alle generazioni moderne?
Da dove si può ricominciare?
Gabriella Nasi
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