Ai piedi di un’alta montagna, ricoperta da una fitta pineta, era adagiato un
prato costellato da variopinti fiori primaverili.
Il Sole aveva ascoltato tutto il giorno il chiacchierio dei fiori che si
facevano belli raccontando agli altri le loro origini e i loro pregi.
“Io sono nato dall’eroe che si specchiò nell’acqua e si innamorò di sé”
diceva Narciso.
“Io” rispondeva Margherita “ornavo lo scudo dei cavalieri medioevali amati
dalle loro dame”.
“Nel mondo delle Fate, io rendevo visibile l’invisibile” era intervenuta
timidamente Primula.
Il fruscio del vento aveva disperso le voci dei fiori e il Sole si era
appisolato.
“…….. e tu chi sei?” stava chiedendo Papavero al fiorellino appena spuntato.
Non c’era stata risposta e il Sole, risvegliato dalle voci portate dal
vento, seguendo lo sguardo di Papavero, aveva visto un fiorellino azzurro
che, tutto solo, spiccava nel verde brillante del prato.
Il Sole stava ormai per essere inghiottito dall’alta montagna e un suo
raggio si posò sul fiorellino appena nato che, ergendosi sul suo lungo
stelo, disse: “Grazie al tuo calore e alla tua luce sono nato. Dove vai ora?
Mi lasci solo? Ti dimenticherai di me?”
Trasportata dall’ultimo raggio, la voce del Sole raggiunse il piccolo fiore.
“Tornerò domani, come sempre. Nontiscordardime, tu sei l’unico che mi ha
ringraziato per la mia luce e il mio calore”.
Quando Papavero, nell’oscurità, chiese di nuovo al fiore appena nato chi
fosse, si sentì rispondere:
“Io sono Nontiscordardime, il figlio del Sole”.
(Gabriella Rapella)
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