"Ahi Genovesi, uomini diversi..."

 

SCENA VI

Personaggi

5 voci di emigranti anonimi

 

(Scena: una o due panchine (tipo molo o giardinetti); alcune delle “voci” sono sedute; altre entrano a turno con bagagli o col giornale o con l'ombrello, e parlano; alla fine entra la danza su “ma se ghe pensu”)

VOCE 1 - Eh sì, cari signori…. Questa è Genova: un sospiro… un mugugno… una risata… Genova è passata nella storia così, in punta di piedi… Ogni tanto alzava la testa per dire - Ehi! Ci sono anch’io!- E poi via… via per la sua strada…

VOCE 2 - Eppure… di cose ne abbiamo fatte, noi zeneisi… lasciamo stare la scoperta dell’America, che è fin troppo scontata, ma…. I jeans. Prendiamo i jeans. I pantaloni più portati dai ragazzi di tutto il mondo… pare che siano originari proprio di Genova…sembra, infatti, che il nome sia una storpiatura di Blue de Gènes, il blu di Genova… che poi era una tela da lavoro, usata per le navi…

VOCE 3  - … e poi… il pesto… e la focaccia… ditemi in quale altra parte del mondo li fanno uguali….

VOCE 4 - Sì… Genova non sarà stata un gran che nella storia politica, dopo le repubbliche marinare… ma nella storia del costume del genere umano è una pietra miliare. Certo, ci sono stati anche i tempi grami, i tempi dell’emigrazione…

VOCE 5 -  Ma anche allora, ecco il miracolo. Dall’anonimo popolo degli emigranti genovesi nasce… un canto, un capolavoro, che è diventato un po’ il nostro inno cittadino. Chi ne sia l’autore non si sa; preferiamo pensare che sia stata… come dire… un’opera collettiva, messa in musica dal maestro Margutti…

 

Emigranti dal porto di Genova, collezione Stefano Finauri

per gentile concessione dal sito

www.genovacards.com