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La città: alienazione e ansia metropolitana

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Già nell'antica Roma imperiale, che si accingeva a diventare una metropoli, l'uomo comune si muoveva in mezzo al frastuono, al traffico e ai pericoli. Ma fu in seguito alla Rivoluzione Industriale che la città cominciò a essere sentita come un ambiente grigio, alienante e invivibile, dove gli uomini vivono come automi, schiavi di un regime produttivo che annulla i rapporti interpersonali.

Giovenale - Sat.  III passim (II secolo d.C.)

A Roma, la maggior parte degli ammalati muoiono per insonnia […] Ma c'è una casa d'affitto in Roma che permetta il sonno? Solo ai gran quattrini è permesso dormire. La colpa di questo malanno ce l'hanno soprattutto i carri che vanno su e giù dentro i budelli dei vicoli, e le mandrie, che si fermano e fanno un fragore che toglierebbe il sonno a Druso o a una vacca marina. Il ricco, quando un affare lo chiama, si fa trasportare tra la folla che s'apre davanti a lui, e vola sopra le teste, chiuso dentro la grande lettiga liburna, dove può leggere o scrivere o magari dormirci; che infatti le finestre chiuse, in lettiga, fan venir sonno. Comunque puoi star certo che arriverà per primo; a me, pieno di fretta, fa ostacolo l'onda della folla che mi precede; quella che mi segue mi preme, come una falange compatta, alle reni; uno mi pianta un gomito in un fianco, un altro mi colpisce rudemente con una stanga, quello mi sbatte in testa una trave, l'altro una botte. Le gambe s'ingrassano di fango, da ogni parte suole grosse così mi pestano i piedi, un militare mi trapassa l'alluce coi suoi chiodi. [...]

Ma ecco un lungo abete arrivare traballante su di un carro, e poi un altro carro con un pino, ondeggiano alti sulla gente e da un momento all'altro minacciano di cadere. Se si rompe l'asse di uno di quei grandi carri che portano i macigni di Liguria e il carro rovesciandosi fa piovere tutto quel monte di granito sulla ressa, mi dici tu che cosa rimane dei corpi? Chi trova più le membra e le ossa? Stritolati, i cadaveri della povera gente si dissolvono come soffi di vento.

(trad. E. Barelli)

London - William Blake (1757-1827)

I wander through each chartered street,
Near where the chartered Thames does flow,
And mark in every face I meet,
Marks of weakness, marks of
woe.

In every cry of every man,
In every infant's cry of fear,
In every voice, in every ban,
The
mind-forged manacles I hear:

How the chimney-sweeper's cry
Every blackening church
appalls,
And the hapless soldier's sigh
Runs in blood down palace-walls.

But most, through midnight streets I hear
How the youthful
harlot's curse
Blasts the new-born infant's tear,
And blights with plagues the marriage-hearse.

 

 

 

I falsi morti  - H. M. Enzensberger  (1929)

I falsi morti aspettano davanti a uffici di grandi industrie,
impotenti, fumando a due polmoni, aspettano
davanti a uffici di controllo, a Camere del Lavoro.
Pallida va la loro incolore letizia
come nel vento un immenso giornale
contro sportelli a griglia innumerabili.

Nuche educate, come annuiscono! E come
sono efficienti, di umore ottimo! E come
filano tra le dita le schede perforate,
i certificati di confessione e gli assegni! Nelle cartelle
recano i loro peli rasi
e nelle loro due calze
ha ognuno messo da parte le dieci sue dita.

E nondimeno masticano e tagliano via,
con l’altre dieci dita false morte, carni
da ossa di bestie morte: e quando è notte
per dare pace a quel che implora e grida
fra le gambe, si moltiplicano, quando
gli sportelli son chiusi,
testimoni falsi morti generando.

E quando è mattina ne fanno denuncia, fumando
dalle bocche impotenti, agli uffici
di stato civile, perché

non vengano inumati.
 

Ma chi porge a costoro baci e pomi?

Chi mai li desta, chi offre a costoro i semprevivi,

chi gli sradica dal petto

quelle montagne di fumo denso, chi li srotola

dai giornali, chi sacra di coraggio

quelle bocche o dai capi gli pettina la cenere,

chi gli lava l’angoscia dalle pupille incolori,

chi dona, scioglie, incanta, unge e ridesta

dai morti i falsi morti

e chi li assolve?

 

Aspettano davanti agli sportelli

delle banche, sotto le nevicate

di giornali e di schede elettorali, aspettano

- sotto il cielo che come in un cine di periferia

ora schiarisce ora si oscura

come tra il fuori programma ed il film -

tra campo della gloria ed obitorio.

Davanti agli uffici decessi aspettano, aspettano

i falsi morti i loro certificati di morte,

fumano a due polmoni efficienti incolori,

sguazzano nella torba loro allegria

ed aspettano estinti il loro estinguersi.

Trad. F. Fortini e R. Leiser

BLAKE - LONDON - William Blake’s poem “London” deals with the difficult and hard life in London after the industrial revolution. The rapidly indutrialising  society has corrupted and poisoned all those who live in it. Along dirty streets, in a frightful night, the poor people suffer hopelessly. The poem creates a depressing and hallucinated atmosphere, marked by darkness and moan.

 

ENZENSBERGER - I FALSI MORTI - La società industriale nella fase del capitalismo avanzato relega l'uomo in una città disumana, con vari e forti meccanismi di condizionamento: lo spirito sembra sclerotizzato e tutti i valori sono mercificati. In questo contesto gli uomini vivono un'esistenza dietro la quale appare la morte; essi si illudono - poveri esseri senza identità - di dare significato a se stessi con un lavoro in realtà alienato e alienante, inseriti nella dimensione insensata e allucinata della città delle banche e delle fabbriche.

ÉMILE VERHAEREN a chanté, entre autres, les contradictions sociales de la fin du XIXe siècle, notamment la mort de la campagne, engloutie par les tentacules de la ville industrielle. Dans cet extrait il dépeint un décor urbain angoissant où la nature succombe au progrès et la présence humaine est réduite à des fantoches anonymes et aliénés, résignés à leur sombre destin.                 (Pour aller plus loin)

Les villes - Émile Verhaeren (1855-1916)

Tous les chemins vont vers la ville.

Du fond des brumes
Là-bas, avec tous ses étages

Et ses grands escaliers, et leurs voyages
Jusques au ciel, vers de plus hauts étages,
Comme d'un rêve, elle s'exhume.

Là-bas,
Ce sont des ponts tressés de fer,
Jetés, par bonds, à travers l'air ;
Ce sont des blocs et des colonnes
Que dominent des faces de Gorgonnes ;
Ce sont des tours sur des faubourgs ;
Ce sont des toits et des pignons

En vols pliés, sur les maisons ;  
C'est la ville tentaculaire
Debout
Au bout des plaines et des domaines.
Des clartés rouges
Qui bougent
Sur des poteaux et des grands mâts,
Même à midi, brûlent encor
Comme des yeux monstrueux d'or ;
Le soleil clair ne se voit pas :
Bouche qu’il est de lumière, fermée
Par le charbon et la fumée,
Un fleuve de naphte et de poix
Bat les môles de pierre et les pontons de bois ;
Les sifflets crus des navires qui passent
Hurlent la peur dans le brouillard ;
Un fanal vert est leur regard
Vers l'océan et les espaces.

[...]

La rue - et ses remous comme des câbles
Noués autour des monuments -
Fuit et revient en longs enlacements ;
Et ses foules inextricables,
Les mains folles, les pas fiévreux,
La haine aux yeux,
Happent des dents le temps qui les devance.
A l'aube, au soir, la nuit,
Dans le tumulte et la querelle, ou dans l’ennui
Elles jettent vers le hasard l'âpre semence
De leur labeur que l'heure emporte.
Et les comptoirs mornes et noirs
Et les bureaux louches et faux
Et les banques battent des portes
Aux coups de vent de leur démence.

[...]

 Telle, le jour - pourtant, lorsque les soirs
Sculptent le firmament de leurs marteaux d'ébène,
La ville au loin s'étale et domine la plaine
Comme un nocturne et colossal espoir ;
Elle surgit : désir, splendeur, hantise ;
Sa clarté se projette en lueurs jusqu'aux cieux,
Son gaz myriadaire en buissons d'or s'attise,
Ses rails sont des chemins audacieux
Vers le bonheur fallacieux
Que la fortune et la force accompagnent ;
Ses murs se dessinent pareils à une armée
Et ce qui vient d'elle encor de brume et de fumée
Arrive en appels clairs vers les campagnes.

C'est la ville tentaculaire,
La pieuvre ardente et l'ossuaire
Et la carcasse solennelle.

Et les chemins d'ici s'en vont à l'infini
Vers elle.

Les Campagnes Hallucinées (1893)

W. Ibbit, Sheffield nel 1854

W. Ibbit, Sheffield nel 1854

E. L.  Kirchner, Strada a Berlino, 1914

Botto & Bruno, Under my red sky

Botto & Bruno, Under my red sky, 2001

ESEMPI ICONOGRAFICI - A fine '800 gli esiti ambientali della Rivoluzione Industriale si percepivano soprattutto nei fumi dei treni e delle fabbriche che inquinavano le città; nel quadro espressionista di Kirchner donne e uomini vestiti elegantemente camminano sulla strada come su un palcoscenico: sono figure deformate e inquietanti segnate con colori violenti. Esprimono la crisi  esistenziale di una società priva di valori. "Un solo grido d'angoscia sale dal nostro tempo. Anche l'arte urla nelle tenebre, chiama soccorso, invoca lo spirito: è l'espressionismo..." Il nostro secolo tende invece ad accentuare e ad esasperare gli ambienti degradati e alienanti delle periferie urbane, in cui anche il cielo sembra assumere il colore del sangue.

Com'è bella la città - G. Gaber, 1970

[Parlato] La città di Milano ha una struttura tipicamente concentrica. I nostri interventi tendono a razionalizzare dov’è possibile tutto ciò che riguarda la viabilità, i servizi, le strutture primarie, le infrastrutture. Si deve dare al cittadino uno spazio vitale, abitabile, confortevole, soprattutto congeniale alla sua natura intima e al tempo stesso operosa. In questo contesto, in questo contesto, in questo contesto…

Vieni, vieni in città
che stai a fare in campagna?
Se tu vuoi farti una vita
devi venire in città.

Com’è bella la città
com’è grande la città
com’è viva la città
com’è allegra la città.

Piena di strade e di negozi
e di vetrine piene di luce
con tanta gente che lavora
con tanta gente che produce.

Con le réclames sempre più grandi
coi magazzini le scale mobili
coi grattacieli sempre più alti
e tante macchine sempre di più.

Com’è bella la città ...

Vieni, vieni in città
che stai a fare in campagna?
Se tu vuoi farti una vita
devi venire in città.

Com’è bella la città ...

Piena di strade e di negozi
e di vetrine piene di luce
con tanta gente che lavora
con tanta gente che produce.

Con le réclames sempre più grandi
coi magazzini le scale mobili
coi grattacieli sempre più alti
e tante macchine sempre di più.

Com’è bella la città ...

Vieni, vieni in città
che stai a fare in campagna
se tu vuoi farti una vita
devi venire in città.

Com’è bella la città ...

Piena di strade e di negozi
e di vetrine piene di luce
con tanta gente che lavora
con tanta gente che produce.

Con le réclames sempre più grandi
coi magazzini le scale mobili
coi grattacieli sempre più alti
e tante macchine sempre di più.

Com’è bella la città ...

Piena di strade e di negozi
e di vetrine piene di luce
con tanta gente che lavora
con tanta gente che produce.

Con le réclames sempre più grandi
coi magazzini le scale mobili
coi grattacieli sempre più alti
e tante macchine sempre di più
sempre di più, sempre di più, sempre di più!

 

Un albero di trenta piani - A. Celentano, 1972

Per la tua mania
di vivere
in una città
guarda bene come "cià" (ci ha)
conciati
la metropoli.
Belli come noi
ben pochi sai
ce n'erano
e dicevano
quelli vengono dalla campagna.
Ma ridevano
si spanciavano
già sapevano
che saremmo ben presto anche noi diventati
come loro.
Tutti grigi
come grattacieli con la faccia di cera
con la faccia di cera
è la legge di questa atmosfera
che sfuggire non puoi
fino a quando tu vivi in città.
Nuda sulla pianta
prendevi
il sole con me
e cantavano per noi
sui rami le allodole.
Ora invece qui
nella città
i motori
delle macchine
già ci cantano la marcia funebre.
E le fabbriche
ci profumano anche l'aria
colorandoci il cielo di nero che odora di morte.
Ma il Comune
dice che però la città è moderna
non ci devi far caso
se il cemento ti chiude anche il naso,
la nevrosi è di moda:
chi non l'ha ripudiato sarà.
Ahia, non respiro più,
mi sento
che soffoco un po',
sento il fiato, che va giù,
va giù e non viene su,
vedo solo che
qualcosa sta
nascendo...
forse è un albero
sì è un albero
di trenta piani.

 

GABER - COM'E' BELLA LA CITTA' - Il testo di Gaber ha un'impostazione decisamente ironica, tanto che il messaggio che intende trasmettere è esattamente l'opposto rispetto a quello che si desume dalle parole a una prima lettura. Sono gli allettamenti di una città che "adesca" con i suoi apparati e con i suoi simboli di progresso, dai quali l'uomo rimane abbagliato, perdendo di vista la sua dimensione interiore.

CELENTANO - UN ALBERO DI TRENTA PIANI - Come spesso accade nei testi dell'autore, anche qui domina il contrasto città/campagna, paradigmi rispettivamente di una vita alienata e degradata e di una dimensione incontaminata dell'esistenza, che sembra perduta per sempre. In città l'uomo perde la propria identità e si uniforma all'ambiente anonimo e grigio.

Giorgio Gaber

Adriano celentano

APPARATO DIDATTICO

  1. Quali erano i pericoli e le fonti di stress per l'abitante di Roma antica? Vi pare che il testo di Giovenale proponga delle distinzioni sociali? Se sì, quali, e in quali termini?

  2. Who are the victims of the industrialized town in Blake's poem? What does the repetition of "every" mean? Do you think this poem is based on a particular city or it could be the expression of a timeless situation?

  3. Il testo di Enzensberger è caratterizzato dalla presenza di espressioni molto crude. Rintracciatele e cercate di spiegarle.

  4. Quel est le thème principal du poème Les villes? Quelle est la première impression que vous donne ce poème?

  5. Quali aspetti della città vengono messi maggiormente in luce nel testo di Giorgio Gaber? Da quali espressioni si rileva l'ironia?

  6. Trovare nel testo di Celentano gli elementi che indicano la contrapposizione città/campagna. A che cosa allude il titolo della canzone?

  7. E' possibile ravvisare nei testi presentati alcuni denominatori comuni? Quali?

  8. Sulla base dei documenti presentati costruite un saggio breve o un articolo di giornale sul tema "Il malessere della vita cittadina". Date un titolo alla trattazione e stabilitene la destinazione editoriale.

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a cura di Paola Lerza, Elisabella Verticelli e Monica Anelli