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Lo specchio tra realtà e illusione

Il gioco degli specchi e la prospettiva rovesciata

La dimensione illusoria dello specchio moltiplicatore della realtà affascinò gli artisti barocchi, che vedevano nel gioco delle immagini riflesse un espediente per suscitare la meraviglia del lettore. In epoca moderna lo specchio è ancora il medium di una realtà parallela e alternativa, ma più che sugli effetti ottici in sé gli autori insistono sulle implicazioni esistenziali e psicologiche della prospettiva distorta.

SCHERZO D'IMMAGINI (G.B. Marino, 1569-1625)

Mentre ch'assisa Nice

del mare a la pendice

stava a specchiarsi in un piombato vetro,

io, ch'essendole dietro,

affisati i miei sguardi a l'acqua avea,

l'ombra sua vi vedea

con la sinistra man di specchio ingombra,

e ne lo specchio ancor l'ombra de l'ombra.

Rubens, Venere allo specchio, 1613

Il poeta contempla l'amata che si specchia guardandola riflessa nell'acqua del mare, che a sua volta riflette l'immagine specchiata. Il complesso gioco di immagini è sottolineato dai numerosi termini che si riferiscono alla sfera visiva e soprattutto al riflesso (l'ombra de l'ombra)

 

Dali' di spalle mentre ritrae Gala dalle spalle,eternalizzato da sei cornee virtuali provvidenzialmente riflesse in sei specchi reali, incompiuto, 1972/73

 

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ATTRAVERSO LO SPECCHIO (L. Carroll, 1832-1898)

—...E se non stai buono, — aggiunse, — ti faccio andare nello specchio. Ti piacerebbe di andare nello specchio? Ora, se stai attento, Frufrù, e non parli tanto, ti dirò tutta la mia idea intorno alla Casa dello Specchio. Prima di tutto, v'è la stanza che si vede attraverso lo Specchio: è precisa come il salotto dove stiamo; però tutte le cose son messe alla rovescia. Salendo su una sedia la vedo tutta... tutta tranne la parte dietro il caminetto. Quanto mi piacerebbe veder quella parte! Chi sa se nell'inverno c'è il fuoco: se il nostro focolare non fa fumo, non s'indovina mai; ma se c'è fumo di qua, c'è fumo anche di là. Ma chi sa, può essere una finzione, per dare a credere che ci sia il fuoco anche di là. I libri, poi, somigliano ai nostri libri; ma le parole sono stampate a rovescio. Questo lo so; perchè ho tenuto un libro contro lo specchio, e nell'altra stanza ne hanno pigliato un altro.

“Ti piacerebbe di stare nella Casa dello Specchio, Frufrù? Chi sa, se ti darebbero il latte là dentro? Forse il latte della Casa dello Specchio non è buono da bere... E ora, Frufrù, arriviamo al corridoio. Se si lascia aperta la porta del nostro salotto si vede un pezzettino del corridoio della Casa dello Specchio: somiglia molto al corridoio nostro, ma chi sa se più in là non è diverso. Oh, Frufrù, che bellezza se potessimo entrare nella Casa dello Specchio! Son certa che ci sono tante belle cose. Fingiamo di poterci entrare, Frufrù, fingiamo che lo specchio sia morbido come un velo, e che si possa attraversare. To', adesso sta diventando come una specie di nebbia... Entrarci è la cosa più facile del mondo.”

Alice stava sulla mensola del caminetto mentre diceva così, sebbene non sapesse spiegarsi come fosse arrivata lassù. E certo il cristallo cominciava a svanire, come una nebbia lucente.

Dopo aver viaggiato nel paese delle meraviglie, Alice entra nello specchio (Through the looking glass), in una dimensione speculare e capovolta che si rivelerà labirintica e piena di sorprese.

Con la sua ingenuità di bambina, Alice spiega al suo gattino come dovrebbe essere il mondo al di là dello specchio, poi finge di entrarvi, come se la superficie dura dello specchio fosse invece un velo, una nebbia che si possa oltrepassare.

Il bello è che Alice oltrepassa davvero lo specchio, e si trova in una sorta di quarta dimensione, che la isola da casa sua e le fa vivere una serie di avventure straordinarie.

LO SPECCHIO CURVO (A. CECHOV, 1860-1904)

Al mio riso rispose sordamente l'eco. Lo specchio era curvo e contorceva la mia fisonomia da tutte le parti: il naso venne a trovarsi sulla guancia sinistra, e il mento si sdoppiò e si cacciò da un lato.[...]

La moglie si accostò irresoluta allo specchio, vi guardò dentro ella pure, e subito accadde qualcosa di terribile. Ella impallidì, tremò in tutte le membra e mandò un grido. Il candeliere le cadde di mano, rotolò sul pavimento e la candela si spense. Ci avvolsero le tenebre.

Subito dopo intesi la caduta sull'impiantito d'alcunché di pesante:

mia moglie si era abbattuta priva di sensi.[...]

Io afferrai mia moglie, la cinsi e la portai fuori dalla dimora degli avi. Ella rinvenne solo la sera del giorno dopo.

- Lo specchio! Datemi lo specchio! - disse, riavendosi. - Dov'è lo specchio?

Tutt'una settimana dipoi ella non bevve, non mangiò, non dormì, e pregava di continuo che le portassero lo specchio. Singhiozzava, si strappava i capelli in capo, si agitava, e infine, quando il dottore ebbe dichiarato ch'ella poteva morire di esaurimento e che il suo stato era in sommo grado pericoloso, io, vincendo il mio terrore, ridiscesi giù e le recai di là lo specchio della bisavola. Vedendolo, ella rise forte dalla felicità, poi lo afferrò, lo baciò e vi fissò gli occhi.

Ed ecco, son trascorsi ormai più di dieci anni, e lei tuttora si guarda nello specchio e non se ne stacca un solo istante.[...]

Un giorno, stando dietro a mia moglie, guardai inavvertitamente nello specchio, e scoprii il terribile segreto. Nello specchio scorsi una donna di accecante bellezza, quale mai ho incontrato nella vita. Era un prodigio della natura, un'armonia di beltà, di eleganza e d'amore.

Ma di che si trattava? Che cos'era accaduto? Perché mia moglie, brutta, sgraziata, nello specchio pareva così bella? Perché?

Ma perché lo specchio curvo aveva storto il brutto viso di mia moglie in tutti i sensi, e per tale spostamento dei suoi tratti esso era diventato casualmente bellissimo. Meno per meno dava più.

E ora noi due, io e mia moglie, stiamo davanti allo specchio e, senza staccarcene un sol minuto, vi guardiamo dentro: il mio naso monta sulla guancia sinistra, il mento s'è sdoppiato e spostato da una parte, ma il volto di mia moglie è incantevole, e una passione furiosa, insensata s'impadronisce di me.

- Ah-ah-ah! - sghignazzo io selvaggiamente.

E mia moglie bisbiglia, in modo appena percettibile:

- Come son bella!

C.W. Eckersberg, Donna in piedi davanti a uno specchio, 1841

E' uno specchio bizzarro quello "curvo" o "deforme" del racconto di Checov: esso stravolge la realtà, facendola apparire come non è.

Così, un uomo normale vi appare deforme, e una donna deforme vi appare bellissima: nulla di più esaltante e ammaliante, per una donna brutta e vanitosa, che vedersi bella e piacente.

E allora lo specchio diventa una droga, un oggetto di cui lei non può più fare a meno, un qualcosa che alimenta le sue illusioni e che la proietta in una dimensione irreale, ma tanto più affascinante di quella vera.

 

Fernando Botero, La toilette, 1989

 

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UNO, NESSUNO, CENTOMILA (L. Pirandello, 1869-1936)

Prima volli ricompormi, aspettare che mi scomparisse dal volto ogni traccia d'ansia e di gioja e che, dentro, mi s’arrestasse ogni moto di sentimento e di pensiero, cosí che potessi condurre davanti allo specchio il mio corpo come estraneo a me e, come tale, pormelo davanti.
«Su,» dissi, «andiamo!»
Andai, con gli occhi chiusi, le mani avanti, a tentoni. Quando toccai la lastra dell'armadio, ristetti ad aspettare, ancora con gli occhi chiusi, la piú assoluta calma interiore, la piú assoluta indifferenza.
Ma una maledetta voce mi diceva dentro, che era là anche lui, l'estraneo, di fronte a me, nello specchio. In attesa come me, con gli occhi chiusi.
C'era, e io non lo vedevo.
Non mi vedeva neanche lui, perché aveva, come me, gli occhi chiusi. Ma in attesa di che, lui? Di vedermi? No. Egli poteva esser veduto, non vedermi. Era per me quel che io ero per gli altri, che potevo esser veduto e non vedermi. Aprendo gli occhi però, lo avrei veduto cosí come un altro?
Qui era il punto.
M'era accaduto tante volte d'infrontar gli occhi per caso nello specchio con qualcuno che stava a guardarmi nello specchio stesso. Io nello specchio non mi vedevo ed ero veduto; cosí l'altro, non si vedeva, ma vedeva il mio viso e si vedeva guardato da me. Se mi fossi sporto a vedermi anch’io nello specchio, avrei forse potuto esser visto ancora dall'altro, ma io no, non avrei piú potuto vederlo. Non si può a un tempo vedersi e vedere che un altro sta a guardarci nello stesso specchio.
Stando a pensare cosí, sempre con gli occhi chiusi, mi domandai:
«È diverso ora il mio caso, o è lo stesso? Finché tengo gli occhi chiusi, siamo due: io qua e lui nello specchio. Debbo impedire che, aprendo gli occhi, egli diventi me e io lui. Io debbo vederlo e non essere veduto. È possibile? Subito com'io lo vedrò, egli mi vedrà, e ci riconosceremo. Ma grazie tante! Io non voglio riconoscermi; io voglio conoscere lui fuori di me. È possibile? Il mio sforzo supremo deve consistere in questo: di non vedermi in me, ma d'essere veduto da me, con gli occhi miei stessi ma come se fossi un altro: quell'altro che tutti vedono e io no. Su, dunque, calma, arresto d'ogni vita e attenzione!
Aprii gli occhi. Che vidi?
Niente. Mi vidi. Ero io, là, aggrondato, carico del mio stesso pensiero, con un viso molto disgustato. (Cap. VII)

E' lo specchio che mette in crisi Vitangelo Moscarda in Uno, nessuno, centomila: uno specchio che sembra aver perduto le sue capacità "oggettive" di riflessione, per lasciare spazio alla più completa soggettività.

In esso il protagonista vuole "vedersi senza essere veduto", vuole cioè guardare un altro, e non se stesso. Ma non è possibile. Vuole contemplarsi con occhi che non sono i suoi, ma rimane frustrato dall'impossibilità di uscire dalla dimensione soggettiva.

apparato didattico

1. Con quali espressioni Marino definisce lo specchio e il gioco illusorio che esso provoca? Individuarle e commentarle.

2. Perchè lo specchio attira Alice? In che modo la bambina definisce la prospettiva rovesciata?

3. Cogliere gli aspetti paradossali dello specchio presentato nel brano di Checov

4. Quale dramma vive il protagonista del brano pirandelliano?

5. Riuscite a rintracciare qualche denominatore comune nei quattro testi presentati?

The mirror of mind and the mirror of time

 

G. De Chirico, Autoritratto, 1922

http://www.artinvest2000.com/giorgio-de-chirico_autoritratto.html

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ERNEST HYDE (E.Lee Masters, 1869-1850)
My mind was a mirror:
It saw what it saw, it knew what it knew.
In youth my mind was just a mirror
In a rapidly flying car,
Which catches and loses bits of the landscape.
Then in time
Great scratches were made on the mirror,
Letting the outside world come in,
And letting my inner self look out.
For this is the birth of the soul in sorrow,
A birth with gains and losses.
The mind sees the world as a thing apart,
And the soul makes the world at one with itself.
A mirror scratched reflects no image—
And this is the silence of wisdom.
The time has expired for Ernest Hyde and he is speaking after his death.

When he was young he was like a mirror that reflected everything, but as he grew up he acquired consciousness of the world and of its sorrow and faults.

Then his scratched mirror didn't reflect anything anymore. He became wise and began to look into himself.

MIRROR (S. Plath, 1932-1963)

I am silver and exact. I have no preconceptions.
Whatever I see, I swallow immediately.
Just as it is, unmisted by love or dislike
I am not cruel, only truthful –
The eye of a little god, four-cornered.
Most of the time I meditate on the opposite wall.
It is pink, with speckles. I have looked at it so long
I think it is a part of my heart. But it flickers.
Faces and darkness separate us over and over.

Now I am a lake. A woman bends over me.
Searching my reaches for what she really is.
Then she turns to those liars, the candles or the moon.
I see her back, and reflect it faithfully
She rewards me with tears and an agitation of hands.
I am important to her. She comes and goes.
Each morning it is her face that replaces the darkness.
In me she has drowned a young girl, and in me an old woman
Rises toward her day after day, like a terrible fish.

P. Picasso, Ragazza davanti allo specchio, 1932

(Falso d'autore, tratto da http://www.falsidautore.it/ previa autorizzazione)

In this poem the mirror is personified and is sepaking by itself.

It always tells the truth, but a woman is going on searching for lies in it, in the illusion that time has not flown away day after day.

"Here, the figure gazing at and reflected in the mirror is neither the child nor the man the woman-as-mirror habitually reflects, but a woman. In this poem, the mirror is in effect looking into itself, for the image in the mirror is woman, the object that is itself more mirror than person. A woman will see herself both in and as a mirror. To look into the glass is to look for oneself inside or as reflected on the surface of the mirror and to seek or discover oneself in the person (or non-person) of the mirror". (William Freedman)

Reading comprehension

1. What is the meaning of the scratches on the mirror in Lee Masters' poem?

2. What does Plath's mirror look like? How does the woman relate to it?

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a cura di Paola Lerza