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Letteratura italiana: la stagione dell'amore
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Icona iDevice INTRODUZIONE
Il taglio che si è voluto dare a questa scelta di testi è l'ottica secondo la quale la primavera, in quanto stagione fecondatrice e della rinascita, rinnova nell'uomo il desiderio di amare: se si riprendono vecchi rapporti o se ne cominciano di nuovi, ci si sente partecipi del rifiorito entusiasmo vitale e il tono è allegro, appassionato, vibrante; se invece ci si sente esclusi, prevalgono il ripiegamento su se stessi, la tristezza, il rimpianto, in contrasto con la natura che si rinnova.

 

amore
Immagine di Clara Stocco

 


Icona iDevice Testo 1
Compiuta Donzella, A la stagion che'l mondo foglia e fiora (XIII secolo)
La primavera è vista come la stagione degli amori, in cui gli innamorati vivono e si scambiano più intensamente i loro sentimenti. Alla festa della natura e degli esseri umani si contrappone, dal v. 7, lo stato d'animo della donna protagonista, triste e chiusa in casa perchè il padre l'ha promessa in sposa a un uomo che lei non ama. Da notare l'effetto stilistico della composizione ad anello con chiasmo nel primo verso (foglia e fiora) e nell'ultimo (fior né foglia).
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A la stagion che ‘l mondo foglia e fiora
acresce gioia a tutt'i fin’ amanti:
vanno insieme a li giardini alora
che gli auscelletti fanno dolzi canti; 4

la franca gente tutta s’inamora,
e di servir ciascun tragges’ inanti,
ed ogni damigella in gioia dimora;
e me, n’abondan marrimenti e pianti. 8

Ca lo mio padre m’ha messa ‘n errore,
e tenemi sovente in forte doglia:
donar mi vole a mia forza segnore, 11

ed io di ciò non ho disìo né voglia,
e ‘n gran tormento vivo a tutte l’ore;
però non mi ralegra fior né foglia. 14

immagine di Giovanna Di Vara


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In che cosa consiste la differenza tra "tutti i fin'amanti" della prima metà della poesia e la protagonista dei vv. 8-14?

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Rintracciare le espressioni di dolore presenti nel testo e trascriverle negli spazi bianchi

v. 8 e

v. 10

v. 13

  

Icona iDevice Testo 2
Francesco Petrarca, Zefiro torna e 'l bel tempo rimena (XIV secolo)


Al tono lieto e festoso delle due quartine che descrivono il ritorno della bella stagione e il fiorire della natura si contrappone la tristezza del poeta: nel suo isolamento e nella sua tristezza inconsolabile per la morte di Laura, la donna amata, egli non partecipa alla gioia generale. Al contrario, essa sembra esacerbare il suo dolore.
Pieno di richiami classici e mitologici, il sonetto appare sapientemente costruito sul parallelismo che crea di volta in volta corrispondenza o contrasto.
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Zefiro torna, e 'l bel tempo rimena,
e i fiori e l'erbe, sua dolce famiglia,
et garrir Progne et pianger Filomena,

e primavera candida e vermiglia. 4

Ridono i prati, e 'l ciel si rasserena;
Giove s'allegra di mirar sua figlia;
l'aria e l'acqua e la terra è d'amor piena;
ogni animal d'amar si riconsiglia. 8

Ma per me, lasso, tornano i più gravi
sospiri, che del cor profondo tragge
quella ch'al ciel se ne portò le chiavi; 11

e cantar augelletti, e fiorir piagge,
e 'n belle donne oneste atti soavi
sono un deserto, e fere aspre e selvagge. 14

Immagine di Fernanda La Marca



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Rintracciare e spiegare le allusioni mitologiche presenti nel testo.

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Riconoscere le seguenti figure retoriche, scrivendole negli spazi bianchi.

Zefiro torna, e 'l bel tempo rimena è un
et garrir Progne et pianger Filomena è un
Ridono i prati, e 'l ciel si rasserena è un
e cantar augelletti, e fiorir piagge è un


le espressioni sottolineate nel testo , che racchiudono il sonetto, formano un

  

Icona iDevice Testo 3
Angelo Poliziano, I' mi trovai, fanciulle, un bel mattino (XV secolo)


Nel ritmo fresco e arioso della ballata, con gruppi di sei versi inframmezzati da un ritornello, l'immagine della primavera è decisamente girata "al femminile": protagonista è una donna, una ragazza che nel classico locus amoenus del giardino primaverile si inghirlanda di fiori e si lascia trasportare dall'amore. Colori e profumi si mescolano nel cocktail inebriante della bella stagione, ma non a caso gli unici fiori citati in modo non generico riconducono a una simbologia religiosa: purezza e innocenza nel giglio, penitenza e umiltà nella viola, carità e amore nella rosa. La rosa però, con la sua simbologia complessa, è anche il fiore che fa riflettere sul lato oscuro della vita (lo spino) e sulla sua caducità (prima che sua bellezza sia fuggita)
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I’ mi trovai, fanciulle, un bel mattino
di mezzo maggio in un verde giardino.
Eran d’intorno violette e gigli
fra l’erba verde, e vaghi fior novelli
azzurri gialli candidi e vermigli:        5
ond’io porsi la mano a còr di quelli
per adornar e’ mie’ biondi capelli
e cinger di grillanda el vago crino.
I’ mi trovai, fanciulle…
Ma poi ch’i’ ebbi pien di fiori un lembo, 10
vidi le rose, e non pur d’un colore;
io corsi allor per empir tutto el grembo,
perch’era sì soave il loro odore
che tutto mi senti' destar el core
di dolce voglia e d’un piacer divino.       15
I’ mi trovai, fanciulle…
I’ posi mente: quelle rose allora
mai non vi potre’ dir quant’ eran belle:
quale scoppiava della boccia ancora;
qual’ erano un po’ passe e qual novelle. 20
Amor mi disse allor: -Va’, cò’ di quelle
che più vedi fiorite in sullo spino.-
I' mi trovai, fanciulle…
Quando la rosa ogni suo’ foglia spande,
quando è più bella, quando è più gradita, 25
allora è buona a mettere in ghirlande,
prima che sua bellezza sia fuggita:
sicchè, fanciulle, mentre è più fiorita,
cogliàn la bella rosa del giardino.
I’ mi trovai, fanciulle…
                             30

Immagine di Giovanna Di Vara


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  1. Quali sono gli elementi classici del locus amoenus?
  2. Rintracciare le espressioni che suggeriscono colori e profumi
  3. L'ultima strofa contiene una sorta di "avvertimento" velato di malinconia. Spiegare.

Icona iDevice Testo 4
Giacomo Leopardi, Il passero solitario, vv. 5-11 (XIX secolo)
 
Suggestioni visive e uditive si susseguono nella primavera leopardiana, inondata di luce e di suoni; la dimensione domestica del paesaggio recanatese si anima di rinnovata vitalità, ma la bella stagione conserva il suo significato metaforico di un tempo sereno e festoso - la giovinezza - destinato  a non tornare più.
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Primavera d’intorno                                                5
Brilla nell’aria, e per li campi esulta,
sì che a mirarla intenerisce il core.
Odi greggi belar, muggire armenti;
gli altri augelli, contenti, a gara insieme,
per lo libero ciel fan mille giri,                              10
pur festeggiando il loro tempo migliore.


 

Immagine di teresa Ducci

 

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Cogliere le sensazioni visive e quelle uditive presenti nel testo.

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Il verso 8 contiene una figura retorica. Quale ?
  
Chiasmo
Anafora
Allitterazione
Antitesi

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Salvatore Di Giacomo, Era di maggio (XIX-XX secolo)


E' il testo di una canzone d'amore, struggente e delicata. La freschezza del dialetto accentua l'espressività del testo, tutto giocato sull'equilibrio tra la rievocazione di un tempo passato (si notino gli imperfetti dei primi versi) e le promesse per un futuro che deve tornare, proprio come ritorna il ciclo della natura (si vedano le parole del discorso diretto). In mezzo, un presente d'amore tutto da vivere nella pienezza della primavera.
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TESTO NAPOLETANO
TRADUZIONE
Era de maggio e te cadéano 'nzino,
a schiocche a schiocche, li ccerase rosse.
Fresca era ll'aria...e tutto lu ciardino
addurava de rose a ciento passe...
Era de maggio, io no, nun mme ne scordo
na canzone cantávamo a doje voce...
Cchiù tiempo passa e cchiù mme n'allicordo,
fresca era ll'aria e la canzona doce...
E diceva: "Core, core!core mio, luntano vaje,
tu mme lasse, io conto ll'ore...
chisà quanno turnarraje!"
Rispunnev'io: "Turnarraggio
quanno tornano li rrose...
si stu sciore torna a maggio,
pure a maggio io stóngo ccá...
Si stu sciore torna a maggio,
pure a maggio io stóngo ccá."

II

E só' turnato e mo, comm'a na vota,
cantammo 'nzieme lu mutivo antico;
passa lu tiempo e lu munno s'avota,
ma 'ammore vero no, nun vota vico..
De te, bellezza mia, mme 'nnammuraje,
si t'allicuorde, 'nnanz'a la funtana:
Ll'acqua, llá dinto, nun se sécca maje,
e ferita d'ammore nun se sana...
Nun se sana: ca sanata,
si se fosse, gioja mia,
'mmiez'a st'aria 'mbarzamata,
a guardarte io nun starría !
E te dico: "Core, core!
core mio, turnato io só'...
Torna maggio e torna 'ammore:
fa' de me chello che vuó'!
Torna maggio e torna 'ammore:
fa' de me chello che vuó'!"
Era di maggio e ti cadevano in grembo,
a ciocche, a ciocche, le ciliegie rosse…
L'aria era fresca… e tutto il giardino
Odorava di rose da cento passi…
Era di maggio, io no, non mi dimentico,
cantavamo una canzone a due voci…
Più tempo passa e più me ne ricordo,
fresca era l'aria e la canzone dolce…
E diceva: "Cuore, cuore!cuore mio, vai lontano,
tu mi lasci, io conto le ore…
chissà quando tornerai!"
Io rispondevo: "Tornerò
quando tornano le rose…
se questo fiore torna a maggio,
anch'io a maggio sarò qua…
Se questo fiore torna a maggio,
anch'io a maggio sarò qua…

II

E sono ritornato ed ora, come una volta,
cantiamo insieme il motivo antico;
passa il tempo ed il mondo si cambia,
ma il vero amore no, non cambia vicolo…
Di te, amore mio, mi innamorai,
se ricordi, davanti ad una fontana:
l'acqua, là dentro, non si secca mai,
e ferita d'amore non si guarisce…
Non si guarisce: perché se
si fosse guarita, gioia mia,
in mezzo a quest'aria imbalsamata,
io non starei a guardarti!
E ti dico: " Cuore, cuore!
cuore mio, io sono tornato…
Torna maggio e torna l'amore:
fai di me quello che vuoi!
Torna maggio e torna l'amore:
fai di me quello che vuoi!

Icona iDevice Riflessione
  1. L'acqua che scorre nella fontana e la rosa che rifiorisce hanno una simbologia particolare. Quale?
  2. Il testo, destinato a essere messo in musica, presenta una serie di figure retoriche. Sapresti individuarle?
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Francesco Guccini, La canzone dei dodici mesi (XX-XXI secolo)

Impreziosita da citazioni dotte (il poeta che chiamò crudele il mese di aprile è Eliot e "Ben venga maggio" è un attacco del Poliziano) e ammiccante a dicerie popolari ("aprile dolce dormire"), la primavera di Guccini propone i suoi due mesi centrali insistendo sull'amore e sul senso di rinnovamento totale, in una sorta di inno alla vita.
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Con giorni lunghi al sonno dedicati
il dolce Aprile viene
quali segreti scoprì in te il poeta
che ti chiamò crudele.
Ma nei tuoi giorni è bello addormentarsi
dopo fatto l'amore
come la terra dorme nella notte
dopo un giorno di sole.

Ben venga Maggio e il gonfalone amico
ben venga primavera
il nuovo amore getti via l'antico
nell'ombra della sera.
Ben venga Maggio, ben venga la rosa
che è dei poeti il fiore
mentre la canto con la mia chitarra
brindo a Cenne e a Folgore.


Immagine di Maria Vittoria Giordano




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Il testo contiene una similitudine e varie anafore. Rintracciarle.

a cura di Paola Lerza