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NARRATIVA     K

K

Carrie è un’adolescente di sedici anni che vive sola con la madre Margaret, donna ossessionata dalla religione e dal peccato. Tale ossessione incombe sulla ragazza, che viene spesso maltrattata e reclusa, mentre a scuola i suoi compagni la deridono ogni giorno. Ma c’è una cosa che di Carrie non si è ancora a conoscenza: i suoi poteri di telecinesi. Quando prova determinate emozioni – rabbia, tristezza, gioia – gli oggetti intorno a lei si muovono e vengono guidati dalla sola forza della sua mente. La storia è incentrata su questi aspetti, a partire dalle sue prime mestruazioni – convinta che si tratti di una morte imminente e non di un fenomeno del tutto naturale – mentre è negli spogliatoi della scuola dopo la lezione di ginnastica; le sue compagne, vedendola in preda alla disperazione, la deridono malamente con aggressioni verbali e tirate di tampax. Segue poi la questione del ballo scolastico di fine anno a cui le compagne di Carrie non potranno partecipare se non rispetteranno la punizione imposta loro dall’insegnante di ginnastica in seguito al fatto accaduto in palestra. Tutte, tranne Christine Hargensen che abbandona il gruppo, sottostanno alla punizione. Sue Snell convince il ragazzo Tommy a invitare Carrie al ballo di fine anno, in modo da espiare il suo senso di colpa e liberarsi così dei rimorsi per il comportamento scorretto nei confronti della ragazza. Tommy accetta, tanto che Carrie non può credere che qualcuno, specialmente uno come Tommy Ross, possa essere interessato a lei. Tuttavia, deve fare i conti con la madre, che per nulla al mondo le concederebbe simili libertà: tra sevizie ed ennesimi maltrattamenti, il potere di Carrie sconfigge l’ossessione di sua madre Margaret, che rimane chiusa nello stanzino tutta la sera stessa del ballo. Più lontano, e forse non troppo, Christine complotta con il suo ragazzo del momento una vendetta contro Carrie: le toglierà la possibilità di essere felice per una sera. Durante il ballo ogni cosa sembra procedere per il verso giusto, tanto che Carrie e Tommy vengono incoronati come la coppia più bella. E sul palco, come immersa in un sogno di fronte all’intera scuola che per una volta riesce ad ammirarla, per mano del ragazzo di Christine un grosso getto di sangue di maiale cade su di lei, sui suoi vestiti preparati con cura, su un’armonia che di colpo svanisce. Il suono di tutte le derisioni, le risate fragorose dei compagni, degli insegnanti che mai comprenderanno davvero, scatenerà l’inferno: la sua telecinesi, ormai vendetta, rivalsa, voglia di redimersi, farà scomparire per sempre tutto quello che per Carrie è stato l’incubo di una vita.
Primo libro da lui pubblicato, Stephen King, oltre a incutere una sensazione di terrore attraverso elementi e personaggi inesistenti ma che nelle sue pagine risultano puramente realistici, riesce a toccare quelle corde emozionali che ci permettono di legarci alle sue storie: ogni personaggio ha qualcosa in comune con noi che leggiamo, inclusi gli aspetti negativi; perfino la terribile vendetta di Carrie – tra incendi, morti e distruzioni - riesce ad essere legittimata e non condannabile. Tranne Sue Snell, unica sopravvissuta – e forse causa indiretta – della tragedia. Ma è proprio questa capacità di rendere legittimi anche i comportamenti più infimi che fa di una storia come questa un capolavoro.

(Chiara Canu)

King in questa nuova opera si confronta con un genere letterario diverso, e scrive un “mistery” di grande finezza psicologica, con una trama scarna e pochi efficaci personaggi. Colorado Kid, infatti, è un romanzo che trascina il lettore dentro a una storia misteriosa, senza fine e senza soluzione.
Stephanie McCann, una giornalista, sta facendo uno stage presso il minuscolo giornale di un'isoletta del Maine, dove si occupa della vita quotidiana del luogo. Un pomeriggio i due anziani proprietari della testata locale le raccontano un vecchio caso di cronaca: il mistero del paese che da venticinque anni non conosce soluzione e che da allora li assilla.
Volete trovare voi una risposta?

(Alida Fonnesu)

In questo romanzo il «re dell'horror» ha creato una storia in puro stile fantasy, ambientata in tempi antichissimi tra eroi, maghi, principi e stregoni. La storia si svolge nel fantasioso regno di Delain, dove un anziano re, Roland, vicino alla morte, è sicuro di poter avere come erede l'intelligente e glorioso figlio Peter.
Ma il malvagio mago di corte, Flag, avvelena il vecchio re, accusa Peter di averlo ucciso e mette le mani sul piccolo fratellino del principe, molto più debole e geloso del fratello.
Il libro è stato scritto da King  per la figlia Naomi.
L’attenzione del lettore è solleticata con diverse tecniche interessanti: ogni capitolo rimanda ad altri capitoli e i rimandi e le anticipazioni sono ripresi per tenere il fiato del lettore in sospeso .
A me è piaciuto: King mi ha stupito piacevolmente.

(Alida Fonnesu)

Derry è un posto come tanti ma è speciale per i lettori di King. Infatti, un giorno, il protagonista, Ralph, comincia a sentire dei ticchettii in testa, dentro la testa. Un ticchettio continuo che lo accompagna in ogni momento della giornata; penetrante, martellante, continuo, costante, gli mostrerà le stranezze del luogo in cui vive. Ralph è sposato con una donna che morirà di cancro al cervello e ha degli amici che non capiscono il suo disagio e il perché del suo continuo camminare... ma Ralph ha anche un altro grande nemico: l'insonnia.
La sua vita s'intreccia e si avvinghia con quella di Helen, di suo marito Ed e degli altri vecchi di Derry.
È difficile riassumere una storia cosi piena di episodi e avventura: bisogna leggere il libro. A me ricorda la quest, la ricerca della fonte miracolosa di certe fiabe russe. L'eroe deve perseguire l'Intento e la sua vita non può prescinderne. Ralph e la sua amica Lois non troveranno nessuna fonte miracolosa ma saranno capaci di ridare a Derry la sua serenità.

(Alida Fonnesu)

Chi da bambino non ha mai provato la minima impressione alla vista di un clown è perchè non ha mai conosciuto IT il pagliaccio. Stephen King – il re dell'horror – ha ideato un mostro che non è propriamente un mostro, un clown che non è propriamente un clown. Si potrebbe dire che è una persona che si aggira travestita da clown, con un mucchio di palloncini in mano, nella piccola cittadina immaginaria di Derry, nel Maine. È lo stesso dubbio che incombe nella mente dei protagonisti di questo libro nel momento in cui se lo trovano davanti agli occhi, ragazzini degli anni '50 apparentemente spensierati ma in realtà con angosce e tormenti sulle spalle: Bill, con la sua balbuzie venuta fuori a causa dell'uccisione improvvisa del fratellino Georgie; Ben, con la sua ciccia in grado di fargli provare disgusto per se stesso; Beverly, la bella del gruppo figlia di un padre manesco e violento; Eddie, con la sua finta asma dovuta alle pressioni di una madre troppo apprensiva; Richie, il comico ma fifone; Mike, il "negro" denigrato dai più superficiali; e Stan, il boyscout saccente. L'amicizia tra questi ragazzi non nasce per caso, ma è il frutto di un punto in comune: l'incontro con questo clown che li invita a "galleggiare" con lui e che rappresenta fisicamente tutte le loro paure più profonde: Georgie per Bill, il mostro del fiume per Ben, il lago di sangue nel bagno per Beverly, e così via. Due cose su IT sono certe: da un po' di tempo a Derry si verificano scomparse e morti di ragazzini come loro, tra cui il fratello di Bill; vive sotto le fogne; gli adulti non lo vedono. Di fronte a simili stranezze – tra cui la paura di tutta Derry per i loro figli che non devono rientrare tardi la sera e non uscire a giocare da soli, le raccomandazioni della polizia e dei telegiornali, le visioni che li terrorizzano per notti intere mentre i "grandi" non sanno – i "Perdenti" (così si sono voluti chiamare) decidono di affrontare, invano, questo mostro che abita nelle fogne, tra un senso di profonda unione e amori non corrisposti, tipici di ogni amicizia. Il romanzo si alterna tra l'infanzia dei ragazzi di Derry e la loro vita adulta da uomini ormai in carriera. Dal 1958 si giunge al 1985: un altro omicidio di una bambina sconvolge tutta Derry. È Mike – bibliotecario della città - a cogliere il prevedibile segnale che IT è tornato a incombere sulle loro vite: una volta tornato, si è costretti a riviverlo. La telefonata ai suoi vecchi amici che non sente da una vita fa riaffiorare tutto ciò che nelle loro menti è stato rimosso, per istinto o per volontà, come se la loro identità si fosse spezzata per deviare su altro. Bill lo scrittore, Ben l'architetto dimagrito, Beverly la stilista fidanzata con un uomo altrettanto violento, Eddie l'autista di attori famosi e persone importanti, Richie lo showman, Stan con la sua vita stabile: tutti devono mantenere la famosa promessa di rimettere piede a Derry per sconfiggere IT una volta per tutte, come non sono riusciti a fare da ragazzi. E sembra strano come la paura degli adulti a volte sia più intensa del coraggio di un bambino. Ciò che fanno, alla fine, è ristabilire faticosamente un contatto con il loro passato, in un'amicizia che non si è dissoluta perchè quando si rincontrano sono sempre i "Perdenti". Un rapporto così solido da volersi bene fino a morire.

"IT" è forse il romanzo più completo di King. È difficile esprimere sinteticamente tutto quello che si vorrebbe dire su questa storia se la si conosce da una vita. Non basta una recensione a precisare ogni singolo aspetto sia narrativo sia strutturale, perchè quando si pensa a "IT" emergono automaticamente tanti altri aspetti importanti. Scritto in cinque anni, l'autore è riuscito a raccontare in ben 1.158 pagine la storia intera di una città oscurata da questa presenza misteriosa, le paure di sette ragazzini che per come sono descritte sembrano nostre, la stranezza e l'inquietudine per una vita tormentata in partenza e ancora di più per un mostro che vive solo grazie a quello che si crede. Ciò che spaventa non è la mole, ma quello che racconta.

(Chiara Canu)

Un affascinante lungo racconto di fantascienza, attraversato da una suspence continua. Chi sono i Langolieri? Un aereo in volo da Los Angeles a Boston viene risucchiato in “un buco del tempo”. Brian Engle, uno dei passeggeri, appena sveglio si accorge che i passeggeri sono tutti spariti tranne nove, e che, al loro posto, sono rimasti gli oggetti personali; dopo una serie di peripezie l’aereo atterra ed essi sbarcano in un luogo senza vita, senza odore e senza sapore. L’atmosfera di questo mondo fa paura: il rumore e il tempo che scorre in maniera anomala e i loro effetti sulle persone catturano l’attenzione del lettore.
Riusciranno i nostri eroi a tornare alla realtà?

(Alida Fonnesu)

 

 

Siamo all’inizio della seconda guerra mondiale: Bernegg è una piccola città franca dominata da un antico castello barocco che viene adibito ad ospedale per i feriti più gravi, quelli che hanno subito, soprattutto, tremende mutilazioni. Un’intera ala di questo ospedale è destinata a coloro che, in particolare, hanno subito orribili devastazioni del viso. C’è chi ha perso “solo” il naso, una guancia, un orecchio… ma c’è anche chi al posto della faccia ha solo una mostruosa maschera spettrale e repellente. Numerose équipes di chirurghi specializzati fanno del loro meglio per “rifare” i volti distrutti, restituendo, come possibile, una identità ai feriti.
Ma le ferite dell’anima di costoro sono le più difficili da guarire. Si intrecciano personaggi e storie… ciascuno di quegli uomini ha una vita intima, una sua sfera affettiva: mogli, fidanzate, i propri sogni, storie di umana fragilità, di umana debolezza di fronte ad un dolore che, a volte, tende a sopraffare chi ne è colpito, spingendolo a fuggire o a cedere. Storie di amara rassegnazione, ma anche storie di amore purissimo, di amicizia preziosa ed umana solidarietà.
La guerra, di per sé, crea piaghe dure a guarire. Questi uomini ed i medici che li curano sono ancor più messi a dura prova in una sequenza di situazioni e di emergenze dei corpi
e delle anime, senza soluzione di continuità.
Anche in questo caso, magistralmente, l’autore riesce a delineare i tratti del dramma tremendo che colpisce costoro, descrivendone emozioni e sentimenti in modo appassionato e coinvolgente. Alcune descrizioni delle mutilazioni sono molto crude e possono impressionare il lettore: contribuiscono, però, a permeare tutta la vicenda, di profonda “pietas” e commozione.

(Mirella de Nucci)

 

 

Questa è una di quelle storie che si fanno letteralmente divorare. Un vero e proprio giallo psicologico.
Il protagonista, Bob Barreis, è l’erede di un enorme patrimonio. Allevato da una madre vedova, soffocante ed iperprotettiva e da uno zio tutore, ha un unico, vero amico, Hellmut Hansen, un ragazzo serio ed equilibrato che gli salva la vita e, nonostante le sue umili origini, viene ammesso, unico, a frequentare la casa dei Barreis per sorvegliare e proteggere l’amico sfrenato. Perché Bob Barreis è un giovane viziato e spregiudicato, animato, inoltre, da un innato sadismo. Egli è “un uomo come un uragano”, attratto dalle esperienze più forti e proibite, sprezzante della vita propria ed altrui. Un uomo disperato e fortemente nevrotico, frutto di una famiglia e di una società sbagliate.
La lettura del romanzo attrae e sconvolge fin dalle prime righe, catturando l’attenzione del lettore sulla figura del protagonista, in un clima crescente di tensione. Bob non ha limiti e le sue perversioni e deviazioni sono, per molti aspetti, in sintonia con i guasti della nostra odierna società.
Scritto in modo fluente e coinvolgente, questo romanzo colpisce per la sua modernità, pur essendo stato scritto sul finire degli anni cinquanta.
Raro da trovare. Reperito in un mercatino di remainders. Reperibile, si ritiene, solo su ordinazione.

(Mirella de Nucci)

Penso di non essere la persona più adatta a raccontarvi la storia di Tobias. Io, sua madre, la puttana del villaggio, quella che gli ha rovinato la vita, quella di cui si è sempre vergognato, quella che lo ha costretto a fuggire, quella che gli ha impedito di… Lui, in fondo, mi ha dimenticato. Il suo sogno è Line, dai banchi di scuola a… ieri. Line, arida e rassegnata. Tobias, ossessionato e smarrito. In realtà sono desolatamente soli. Eternamente stranieri. La loro solitudine è sterile come erba secca. La nostalgia non basta a dare un senso al loro stare insieme. Se quella notte Tobias non mi avesse visto… se non avesse saputo… Forse non sarebbe cambiato nulla, forse sarebbe partito lo stesso, “da questo villaggio senza nome, in un paese senza importanza”. Sarebbe ugualmente arrivato in una città grigia e opprimente. E, straniero, avrebbe continuato a cercare una traccia per ricostruirsi una memoria. A quelli come lui, però, la memoria non serve. Tutto questo ieri… E ieri era nudo, gelido, spietato, eppure è ”tutto quello che rimane”. Ed io, la ladra, la mendicante, la prostituta, so queste cose ed altre, anche se il mio ricordo si è smarrito in questo paese senza importanza.

(Maria Cristina Rosa)

 

                                                      

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