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TEATRO

D

 

Quando la scienza diventa pericolosa, quando l'importanza di una scoperta potrebbe avere esiti catastrofici per l'umanità intera, allora davvero la pazzia potrebbe rivelarsi una scelta obbligata. È quello che fa Möbius, fisico di fama internazionale, che si trova ricoverato in una clinica psichiatrica per un delitto che ha dovuto commettere. Ha rinunciato alla famiglia, ai suoi studi, alla sua vita privata; ha bruciato i suoi appunti, ma presto comprende di essere braccato. Altri due pazienti, che si credono Newton ed Einstein, rivelano risvolti sorprendenti e vengono coinvolti da lui in un appassionante dibattito sui limiti etici della scienza e sulle responsabilità dello scienziato. Ma, come spesso accade, i veri matti non sono quelli che stanno dentro: la dottoressa Von Zahn, proprietaria e direttrice della clinica, persegue nella sua lucida follia piani che i tre protagonisti comprenderanno appieno solo molto più tardi, quando ormai non ci sarà più scampo.
Opera incisiva, veloce, ricca di colpi di scena, I fisici punta il dito contro uno dei problemi morali di maggiore attualità: l'asservimento della scienza e dello scienziato alla logica del potere e del guadagno. Ne esce una visione amara e pessimistica della società moderna, alla quale sembrano non essere servite le lezioni di totalitarismo e controllo dell'intellettuale di recente memoria.

(Paola Lerza

V

 

Nel leggere il nome dell’autore e il titolo mi sono fatta prendere dalla curiosità: è un abbinamento che non ci si aspetta. La storia nasce da un incontro ancora più strano: Violante e Mario Tuti. A suo tempo il magistrato e il terrorista nero si cercavano a vicenda, per ragioni ovviamente molto diverse, oggi si sono trovati per un progetto teatrale: il testo scritto da Violante è stato messo in scena da alcuni detenuti del carcere di Livorno.
Violante riscrive il più misterioso ed affascinante libro della Bibbia: quello di Qoèlet, che secondo la tradizione è Salomone, comunque un personaggio della corte regale di Davide. Lo immagina come un dialogo tra l’uomo e Dio. L’uomo è di volta in volta un carcerato, una vittima dell’Olocausto, una bambina seviziata, Giuda… Il male, quello commesso e quello subito, quello che infligge il potere ai deboli, è il tema di un colloquio che diventa scontro, quando gli uomini chiedono conto a Dio di Auschwitz, Abu Ghraib, Guantanamo, dell’eterna autoassoluzione del potere.

“Qualunque sia il tuo nome
qualunque sia la tua lingua
anche se tu fossi solo
uno di noi
noi ti salveremo
Signore
perché siamo legati
dalla stessa alleanza
della memoria e della fiducia….
…Ma dacci un segno
che ci faccia sentire
fratelli
non figli
nella fatica di vivere.”

(Daniela Borsato)

                                                      

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